Roberto è stranito dalla folla di microfoni e dai giornalisti che gli fanno domande, alcune oggettivamente al limite del ridicolo. Racconta quel che ha visto, quel che ha fatto, proprio in piazza Nazionale, lì dove da venerdì scorso tutto si è fermato e la storia della piccola Noemi, ridotta in fin di vita da un criminale che ha sparato per uccidere un altro e ha colpito la bimba e sua nonna.
L'uomo, barista al Caffè Elite, circa cinquant'anni d'età, racconta ai microfoni di Fanpage.it di essere stato il primo a soccorrere la bambina ed a portarla al sicuro all'interno del bar dietro al banco di lavoro: "Stavo lavorando e sono uscito fuori per abbassare le tende ed ho sentito degli spari. Dopo gli spari ho visto la bambina a terra, l'ho presa e l'ho portata dentro, sembrava che stesse bene, le abbiamo dato acqua e zucchero, le ho tolto il giubbotto per vedere se era ferita ma non aveva niente. Sono passati 10 minuti, è arrivata la zia ed ha chiesto della bambina, l'ha portata in bagno per fare pipì e si è accorta che aveva una piccola ferita, è uscita piangendo e l'ha portata in ospedale. Solo dal telegiornale ho saputo che era in gravi condizioni".
Roberto racconta quei momenti terribili: "Io ero pieno di paura, ma non per me ma per la bambina, anche io ho un nipote di 3 anni e in quel momento non ho capito niente, solo per salvare la bambina. È stata la volontà di Dio che mi ha dato la forza per farlo. Ho saputo dai tg che la bimba era grave in ospedale. Cosa ho pensato? Non lo so nemmeno, ero pieno di paura". Poi arriva inevitabile la domanda su Napoli: "Com'è qui? È come tutte le altre città. Nel bene e nel male".