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Stadio San Paolo, i revisori del Comune bocciano la nuova convenzione col Calcio Napoli

I revisori contabili esprimono parere “non favorevole” alla nuova convenzione di 5 anni che prevede un canone di locazione di 835mila euro all’anno che la società sportiva Calcio Napoli dovrebbe corrispondere al Comune partenopeo per la gestione dell’impianto sportivo di Fuorigrotta. È una vera e propria doccia gelata per Palazzo San Giacomo.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris (sinistra) e il patron del Napoli Aurelio De Laurentiis (destra)
Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris (sinistra) e il patron del Napoli Aurelio De Laurentiis (destra)

Doccia gelata sulla nuova convenzione quinquennale tra il Comune e il Calcio Napoli per l'affitto dello stadio San Paolo. I revisori dei conti di Palazzo San Giacomo, dopo attenta analisi dei documenti, hanno bocciato l'atto preparato dalla giunta comunale che prevede un canone di 835mila euro all'anno fino al 2023. Per i revisori contabili la nuova convenzione sarebbe troppo vantaggiosa per il Calcio Napoli.

Il canone, per i revisori, sarebbe stato determinato senza tenere conto del valore dello stadio, soprattutto dopo il restyling in vista delle Universiadi, costato oltre 20 milioni di euro, che ha reso il San Paolo un vero gioiello, rispetto all'anno scorso. Secondo i revisori, “il canone concessorio è vantaggioso per la società SSC Napoli e le onerose pattuizioni della Convenzione possono compromettere non solo le altre funzioni sociali che il Comune è tenuto ad assolvere, ma possono determinare anche riflessi negativi sugli equilibri economico-finanziari dell’Ente stesso”.

Da qui, il "parere non favorevole", con molte prescrizioni, da parte dei revisori, che pongono anche come condizione indispensabile per la firma la chiusura preliminare di tutti i contenziosi e i pagamenti pendenti tra Calcio Napoli e Comune.

Parte in salita, quindi, l'iter della nuova convenzione che dovrebbe regolare i rapporti tra il Municipio, proprietario dell'impianto di Fuorigrotta, dove attualmente si stanno disputando le gare di atletica delle Universiadi, e il Club Azzurro di Aurelio De Laurentiis. La nuova convenzione, infatti, per diventare definitiva richiede l'approvazione da parte del Consiglio Comunale di Napoli. Alcuni consiglieri durante la discussione nelle commissioni consiliari competenti avevano chiesto che il documento fosse sottoposto al vaglio anche dei revisori dei conti

Il parere negativo

Il collegio dei revisori dei conti ha espresso quindi, “Per quanto di compentenza, parere non favorevole" alla deliberazione di Giunta Comunale, di proposta al consiglio del 6 giugno scorso, prescrivendo che la concessione dovrà essere firmata, previa definizione dei rapporti pregressi tra la Società Calcio Napoli e il Comune di Napoli, con particolare riferimento al canone concessorio, alla nettezza urbana, alla tariffa servizi a domanda individuale, all concessione di buvette, alla imposta sulla pubblicità, ai canoni per spazi destinati alla ristorazione e al buffet e alla definizione dell'eventuale contenzioso ancora in essere con la Società Calcio Napoli”.

Il retroscena

Si tratta di uno degli ultimi atti del Collegio dei revisori, composto da Nicola Giuliano, Giuseppe Criscuolo e Giuseppe Riello, in scadenza di mandato. La Prefettura di Napoli, infatti, ha già individuato i nuovi revisori: Costantino Sessa, presidente, Domenico Carozza e Antonio Daniele. Gli ultimi mesi erano stati impegnati anche in un lungo braccio di ferro tra il Comune e il collegio uscente per l'adeguamento del compenso previsto dal decreto Salvini-Tria dello scorso anno, che prevede quasi un raddoppio delle indennità retroattivo da gennaio di quest'anno. L'atto, assieme alla nomina del nuovo collegio, era in discussione proprio oggi in consiglio comunale, ma la seduta è stata sciolta per mancanza del numero legale. Sull'aumento del compenso c'era stato lo stop del consiglio comunale. Con molte polemiche da parte, per esempio, dei consiglieri David Lebro e Diego Venanzoni. Il gruppo M5S aveva chiesto addirittura il ritiro della delibera sull'aumento delle indennità.

Ma quali sono le criticità sollevate dai Revisori? Eccole tutte.

La prima cosa sulla quale si soffermano i Revisori è su come è stato determinato il canone da 835mila euro all'anno. Secondo l'organo di controllo contabile, si è tenuto conto di una serie di oneri a carico del Comune, come “il personale impiegato, i consumi idrici, i consumi elettrici, la custodia, i costi di termogestione”. “Sul totale di questi costi è stata calcolata, poi, una percentuale pari al 25% di redditività prevista a cui va ad aggiungersi una quota di ammortamento dei beni utilizzati, la cui somma determina la redditività complessiva legata all’utilizzo dell’impianto sportivo da parte del concessionario”.

Per i revisori, però, mancherebbero alcuni dati fondamentali per stabilire la cifra.Nella tabella per la definizione del canone – scrivono – sono indicati oneri a carico dell’amministrazione in 548.328,70 euro oltre Iva, senza dare una puntuale e chiara giustificazione di tale determinazione, dal momento che non sono state allegate le schede da cui poter derivare l’iter logico nella quantificazione di tali oneri. In particolare, per i costi di manutenzione ordinaria e straordinaria è necessaria anche una relazione del dirigente dei Lavori Pubblici che li illustri dettagliatamente”. “Su tali costi, poi, è stata determinata una redditività prevista, pari al 25% dei costi, di 137.082,18 euro più Iva” e “un ammortamento di 150mila euro più Iva”, si tratta in quest'ultimo caso “dell'accantonamento finalizzato alla progressiva ricostituzione delle somme necessarie a ripristinare la funzionalità dell’impianto a seguito del deperimento per il suo utilizzo”.

Non valutato il valore dello Stadio e del restyling per le Universiadi

“Senza una preventiva valutazione del valore venale complessivo dell’impianto – concludono i revisori – e dei prevedibili costi necessari per la sua funzionalità, non è possibile effettuare alcuna valutazione in merito alla congruità del dato. La determinazione dell’ammortamento e della percentuale di redditività appare fuorviante. Per la determinazione di tali voci sarebbe più adeguato aver riguardo al valore dell’immobile e dei relativi diritti di concessione, tenendo conto anche dell’investimento effettuato in occasione delle Universiadi, di 20 milioni di euro per il miglioramento dell’impianto”.

“Sul contenzioso occorre un parere dell'avvocatura”

“In merito alle pattuizioni da assumere con la sottoscrizione della convenzione – aggiungono – sarebbe necessario un preventivo parere dell’avvocatura comunale, coadiuvata da dirigenti comunali, ciascuno per la parte di propria competenza (impianti sportivi, Lavori Pubblici, tributi Tari e imposta sulla pubblicità, nettezza urbana, polizia municipale, verde pubblico, parcheggi, infrastrutture), con particolare riferimento ai riflessi economici che le pattuizioni stesse comportano. Tali pattuizioni devono trovare la loro espressione quantitativa del bilancio comunale. Sulla base delle esperienze precedenti bisogna predisporre uno schema di concessione che non dia adito ad ulteriori contenziosi”. "L’assenza di tali valutazioni tecniche impedisce la formulazione di uno specifico parere in merito alla congruità del canone concessorio”.

I dubbi sull'affitto dello stadio a giornata

C'è poi un'altra questione che sollevano, ossia l'uso dello stadio da parte del Napoli senza una convenzione tra le parti. In questo caso, l'impianto va affittato a giornata, come farebbe un privato cittadino. Ma il Napoli non è un privato cittadino qualunque, secondo i revisori. “Occorre operare, quindi – scrivono – una valutazione sulla quantificazione della tariffa del cosiddetto servizio a domanda individuale da applicare, che, valutata la peculiarità dell’evento sportivo spettacolare prodotto, nella determinazione complessiva del corrispettivo da versare la parte della SSC Napoli, tenga conto dei seguenti fattori: La ripetitività dell’evento calcistico nell’arco della stagione sportiva che garantisce sicuri introiti alle casse comunali. La manutenzione ordinaria e straordinaria a carico della SSC Napoli su alcuni spazi quali il campo di gioco, giustificata dalla peculiarità tecnico sportiva degli interventi richiesti sulle aree interessate direttamente nello svolgimento delle manifestazioni agonistiche. La manutenzione ordinaria a carico dell’SSC Napoli di parti dell’impianto sportivo direttamente connesse allo svolgimento dell’evento per le quali non si prevede o non si consente una diversa utilizzazione da parte di soggetti terzi”.

Le prescrizioni: “Serve un regolamento per l'uso del San Paolo”

Per il collegio, “tutti questi fattori, non sono specificamente dettagliati e riguardano solo alcuni aspetti relativi alla determinazione della tariffa”. Ma “devono essere considerati tutti costi che il Comune sostiene, compresi costi di ammortamento, del servizio nettezza urbana, di polizia municipale e di altri costi dei servizi connessi all’utilizzo a qualsiasi titolo dell’impianto da parte della società SSC Napoli. Bisogna regolamentare la gestione dell’imposta sulla pubblicità e degli spazi relativi al servizio di ristorazione e buvette. Per addivenire alla determinazione della tariffa applicabile, è necessario acquisire specifici pareri i tecnici dei dirigenti dei settori interessati. Solo tale metodologia di lavoro consentirebbe una adeguata informativa necessaria ai fini della valutazione di congruità. In ogni caso – concludono – la tariffa in questione dovrebbe essere recepita da apposito regolamento che previa adozione di tutti gli atti amministrativi necessari all’approvazione, disciplini le modalità di gestione dell’impianto sportivo”.

Flop in consiglio per la nomina dei nuovi revisori, le opposizioni: "C'è vacatio, da lunedì Comune senza controllori"

Parlano di “maggioranza consiliare completamente allo sbando, mentre de Magistris è in gita fuori porta" i consiglieri di opposizione, in una nota congiunta a commento del flop del consiglio comunale convocato per ratificare la nomina del nuovo collegio dei revisori dei conti. "Nonostante molti Consiglieri della stessa maggioranza – scrivono i capigruppo Aniello Esposito (PD),  Stanislao Lanzotti (Forza Italia), David Lebro (La Città), Marta Matano (Movimento 5 Stelle), Vincenzo Moretto (Lega Salvini Napoli), Domenico Palmieri (Napoli Popolare), Andrea Santoro ( Fratelli d’Italia) e Gaetano Troncone (gruppo Misto) – fossero presenti stamani in Aula non hanno risposto all’appello, determinando di fatto la caduta del numero legale. Il Consiglio comunale di oggi avrebbe dovuto discutere la delibera di iniziativa consiliare relativa alla nomina dei nuovi Revisori dei Conti, una delibera urgente e di estrema importanza, visto che a partire da lunedì il vecchio Collegio non sarà più in carica".

"La cosa ancora più grave – aggiungono – è che siamo venuti a conoscenza anche di strane interlocuzioni, nei giorni scorsi, proprio tra i rappresentati della maggioranza ed i nuovi Revisori, tecnicamente non ancora in carica. Forse qualcosa è andato storto o forse mal digerivano la nostra battaglia contro l’aumento dei loro compensi. Tutto ciò accade mentre il vecchio Collegio rilasciava il suo ultimo parere, non favorevole, sulla convenzione con il Calcio Napoli. Coincidenze?”.

“Non solo la maggioranza ha determinato la caduta del numero legale -precisano i Capigruppo di opposizione- ma non ha avuto nemmeno il coraggio di presentarsi nella conferenza dei capigruppo, successivamente convocata, per spiegarci a che gioco sta giocando. Perché per loro forse è un gioco il fatto che il Comune da lunedì non avrà più un collegio dei Revisori. Sta di fatto che non hanno nemmeno compreso la gravità della questione, perché senza un organo di revisione contabile in carica non sarà possibile portare in Aula nessun provvedimento che comporti impegno di spesa. Siamo davvero alla frutta”.

 “E’ davvero da irresponsabili questo modo di agire.  Ed il sindaco e la sua maggioranza dovrebbero avere almeno il buon senso di spiegare ai cittadini perché non vogliono votare una delibera che impedisce ulteriore spreco di denaro pubblico. Con un Comune in predissesto e quasi tutti i servizi in affanno, -concludono i Capigruppo di opposizione- bloccare un aumento dei compensi ci sembrava davvero il minimo per evitare ulteriori ripercussioni negative sulla collettività”.

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