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Scampia, riaprono le piazze di spaccio. E ai Sette Palazzi a Capodanno tripudio di botti

Ai Sette Palazzi di Scampia un tripudio di botti a Capodanno testimonia la rinascita della mano criminale che ha fatto della zona la “piazza di spaccio più florida d’Italia”. Nell’area Nord di Napoli, da Scampia a Secondigliano rinasce lo spaccio di droghe al dettaglio, ad ogni ora del giorno e della notte. Nuove leve dei clan e vecchi capizona scarcerati riprendono piano piano le redini del potere criminale.
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Chi ne conosce vita ed epopea criminale sentenzia che «sanno fare solo quello». Niente riciclaggio come i Casalesi, niente attività "parallele". Di cambiare vita nemmeno a parlarne, ci riesce uno su 100 e quando accade è un piccolo silenzioso miracolo. I clan camorristici di Scampia sanno  fare solo una cosa: acquistare all'ingrosso, trasportare, tagliare, imbustare e distribuire droghe al dettaglio. Lo sanno fare – lo dicono indagini decennali – meglio di qualsiasi altra organizzazione malavitosa in Italia, il loro "supermarket" dello spaccio di droga era ed è tristemente noto in Europa. Dunque iniziano e finiscono le faide, ci sono gli arresti, ci sono le condanne e le scarcerazioni ma a Scampia, nonostante la lotta delle forze dell'ordine e della magistratura, nonostante la battaglia delle associazioni per la legalità, la spinta criminale c'è ed è forte, fortissima.

Dovremmo mentire a noi stessi, foderarci gli occhi, dicendo che non c'era nulla di illegale nel tripudio di botti esploso nella notte che segnava il passaggio tra il 2018 e il 2019 al rione dei Sette palazzi in via Labriola, lotto H, un tempo etichettato come la "piazza di spaccio più ricca d'Italia"? I filmati, pubblicati da più fonti – spesso si tratta di persone che si sono trovate a descrivere un fenomeno che non condividono affatto – su Instagram e Facebook, restituiscono un quadro piuttosto chiaro: un quadrilatero di cemento illuminato ai giorno dalla polvere pirica, una Rio De Janeiro dell'illegalità incastonata nella più drammatica delle periferie di Napoli, quella settentrionale.

Cosa rappresentano questi botti a ripetizione, che sembrano una scena della serie tv Gomorra? Cosa ci racconta il tripudio di fuochi ? Che qualcuno ha ben in pugno la situazione e segnala la sua presenza in maniera organizzata e massiccia. Del resto i fuochi d'artificio vengono utilizzati in alcune zone di Napoli per segnalare quotidianamente l'apertura o la chiusura dell'attività di una piazza di spaccio.

Chi vive in zona e non ne può più, da tempo, restituisce racconti che valgono molto più di ogni analisi sociologica e di ogni "difendo la città contro Sputtanapoli". Valgono e anche per questo, in terra d'omertà sono rischiosi, per cui chi parla chiede di non metterci la faccia: «I carcerati si stanno lamentando da tempo che non hanno più i soldi. E siccome la vendita della droga a domicilio, ovvero il metodo che era stato utilizzato per rendere più difficile la vita alla polizia e ai carabinieri, è meno redditizio, si stanno riaprendo le piazze». Anche in un altro luogo dell'area Nord, il "rione dei Fiori", o meglio noto come "terzo Mondo" il mercato della droga è di nuovo al dettaglio, raggiungibile e fruibile h24 come un ipermercato statunitense. Cosa accadrà nel futuro prossimo? Nuove leve dei clan e vecchi capizona scarcerati riprendono possesso del territorio; è solo una ipotesi ma è ben fondata su esperienze pregresse: chi guadagna vuole continuare a farlo e ad acquisire nuove posizioni "di mercato". Chi guadagna vuole difendersi e per farlo si arma fino ai denti. Chi guadagna è un boccone prelibato per chi invece è desideroso di scalare posizioni. Un copione già scritto.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. È autore del libro "Se potessi, ti regalerei Napoli" (Rizzoli). Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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