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Scandalizzati per i like Facebook alla Regione Campania? Siete vecchi (o in malafede)

È francamente assurdo che occorra giustificare l’utilizzo di Facebook o di Google in una campagna di comunicazione istituzionale. Ed è ridicolo che cinque europarlamentari si preoccupino di questo piuttosto che dei guai della Campania (trasporti, rifiuti, sanità).
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Premessa importante: il giornalista che solleva una questione d'interesse pubblico e chiede chiarimenti non è mai in errore. Quindi onore al Corriere del Mezzogiorno e ad Alessandro Chetta che in questi due giorni si è dedicato a una vicenda molto particolare: la Regione Campania che ‘sponsorizza' la sua pagina Facebook nell'ambito di una operazione di comunicazione finanziata con fondi europei, allo scopo di acquisire like sul social network, follower su Twitter e contatti su Google.

A me francamente non convince l'indignazione e men che meno l'improbabile interrogazione di ben 5 parlamentari europei (tutti di Forza Italia: Elisabetta Gardini, Lara Comi, Stefano Maullu, Alberto Cirio e Fulvio Martusciello) sull'argomento. Non convince perché parte da un presupposto: ogni cosa che riguarda i social network viene bollata inevitabilmente come uno ‘spreco' nell'ambito della comunicazione.

La Regione Campania avrebbe speso 40mila euro  – 10mila per Facebook, 5mila per Twitter e 25mila per Google – in poche settimane. Se si discute il fatto che quelle risorse sarebbero potute andare che so, a un disabile o a un povero, posso anche starci (anche se il discorso ‘ggentista‘  è sempre dietro l'angolo quando si fanno queste considerazioni). Se viceversa si discute del fatto che siano soldi sprecati poiché, nell'ambito delle attività di comunicazione cui erano inderogabilmente dedicati quei fondi (programma interregionale Poin, Feser 2007-2013) siano stati spesi per social e motori di ricerca, allora il ragionamento non torna.

Facebook, Google e Twitter sono oggi i principali accessi della comunicazione online in tutto il mondo. Penso sia inutile spiegare quanti milioni d'euro vengono spesi ogni santo giorno attraverso questi canali da grandi, piccole e medie aziende e da enti pubblici, dalla Casa Bianca in giù. A cosa servono i ‘like' su Facebook? Semplice: ad amplificare la propria platea potenziale di utenti sulla pagina del social network più diffuso al mondo. L'informazione istituzionale si distribuisce anche e soprattutto su quei canali, oggi. Perché una agenzia di comunicazione dovrebbe ignorarli? Cosa c'è di scandaloso? Stesso discorso per Google e Twitter.

Altra questione: volendo ignorare Facebook, Google e Twitter, cosa resta? I maxi tabelloni 6×3? Le brochure di carta patinata? I volantini?  Le fondamentali riviste-marchetta che per il 70% restano sul groppone ai depositi dell'Ente che le ha prodotte? Ah no, forse la Regione avrebbe dovuto produrre tappetini per il mouse, penne e portachiavi. Oppure una bella pubblicità sui giornali di carta e una pioggia di spot sulle tivvù locali?

Non ho visto una mosca volare, invece, su un altro caso di comunicazione molto controverso: la campagna di Gigi D'Alessio per la Terra dei Fuochi, condotta anche col contributo della Regione Campania (di Stefano Caldoro prima, di De Luca poi).
Volete dire che cantando cantando si spegnono i fuochi e si bonificano i terreni? O semplicemente in quel caso c'era di mezzo una importante azienda di acque minerali?

Se la Regione Campania avesse fatto comunicazione su Facebook coi fondi europei sulla pagina personale di Vincenzo De Luca sarebbe a mio modo di vedere una cosa grave. Non l'ha fatto: ha sponsorizzato la pagina della Regione Campania. Questa pagina fra 5 anni resterà all'Ente sia esso governato dal centrosinistra o dal centrodestra. È così strano, così singolare, così scandaloso? La cosa che ha sbagliato Palazzo Santa Lucia è non rendere trasparente al 100% quest'operazione. De Luca non aveva promesso una casa di vetro?

Siamo nel 2015. È deprimente che occorra giustificare l'importanza dei social e della comunicazione istituzionale. A questo punto facciamola fare a un cugino o a un fratello smanettone. Poi, però, non lamentiamoci dei risultati.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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