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Scarcerati i tre minori dello stupro a Marechiaro: faranno un corso da pizzaioli

Dopo pochi mesi di detenzioni, i tre saranno sottoposti alla cosiddetta “messa in prova”: saranno scarcerati per essere assegnati ad un programma di recupero per aspiranti pizzaioli.
A cura di Giuseppe Cozzolino
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Niente più carcere per i tre minorenni, tutti rei confessi, arrestati per lo stupro di una sedicenne, avvenuto la scorsa estate sullo scoglione di Marechiaro, a Posillipo, quartiere della Napoli bene. I tre lasceranno il carcere minorile per essere assegnati ad un programma di recupero per aspiranti pizzaioli, che potrebbe restituire ai tre una vita dignitosa, dopo l'episodio infamante ai danni della sedicenne.

I tre hanno ottenuto la cosiddetta "messa in prova": ovvero, lasceranno anticipatamente il carcere minorile per ricevere la possibilità di un reinserimento assistito dai servizi sociali. Il tutto a pochi mesi di distanza dalla decisione della detenzione dei tre all'interno di un istituto minorile regionale. E dunque, addio casa circondariale: per loro, forse, la possibilità di ricominciare una vita "normale", magari da pizzaioli.

Già da tempo i tre avevano mostrato "segni" di pentimento. Il capobranco dei tre scrisse anche una lettera a il Mattino, nella quale dichiarava di essersi reso veramente conto dell'atrocità commessa soltanto dopo aver rivisto la sedicenne in tribunale. "Solo dopo averti rivisto in Tribunale e aver sentito quello che hai vissuto – si legge nella lettera – mi sono reso conto dell'orribile gesto che ho commesso. Non lo dimenticherò mai, ti ho trattata come un oggetto senza pensare alle conseguenze".

"L'errore commesso non lo posso cancellare – continuava la lettera – ma sono disposto a fare tutto il possibile per rimediare. Io non sono uno stupratore e non sono un ragazzo violento. Ti scrivo questa lettera senza pretesa di avere ora il tuo perdono, ma sperando di potermelo guadagnare con il tempo con l'aiuto delle persone che sono qui accanto a me nella comunità di recupero. Spero che l'ammissione della mia responsabilità serva anche ad evitare che su Facebook ti attacchino perché è colpa mia se la gente ha pensato male di te. Anche io ho una sorella e una madre – concludeva il ragazzo – chiedo scusa anche alla tua famiglia, anche se so che non mi perdoneranno mai. Ti auguro il meglio".

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