La questione la pone, su Twitter, un ex sindaco di Napoli, Antonio Bassolino. È una questione di civiltà, di assunzione di responsabilità morale rispetto ad una morte che non ci sarebbe mai dovuta essere ma che invece è accaduta. La storia di Mohamed, morto a Napoli, ad Agnano, ucciso da un albero caduto per il maltempo, merita una presa di posizione pubblica da parte del Comune di Napoli. Bassolino fa suo un grido di dolore di tanti, si rimette per un momento la fascia tricolore e fa sentire la voce di un sindaco: «Del suo corpo, dei suoi funerali, della sua sepoltura non si è più saputo nulla. Questo silenzio politico, istituzionale, mediatico è ingiusto, è un triste segno dei tempi: un bacio per lui ed un pensiero per i suoi familiari».
Mohamed Boulhaziz aveva 62 anni. Originario del Marocco viveva da tempo in Italia. Molti anni vissuti nel Casertano, a Maddaloni, poi a Cervino, un piccolo comune poco distante. Aveva una moglie e due figli, Mohamed, ma viveva da solo: la famiglia risiede e lavora al Nord. Regolare in Italia, anche ieri mattina, come ogni giorno, era uscito di casa all'alba, per arrivare a Napoli e vendere frutta.
Aveva in testa un pensiero bello, Mohamed Boulhaziz: di lì a poco avrebbe raggiunto la moglie e i figli per trascorrere con loro a Milano i giorni di Natale. Invece non è mai partito. E il suo corpo è finito in un obitorio, il suo nome cancellato dalle feste natalizie partenopee, dall'ammuina della politica. E invece il problema si pone: una città è tale anche riesce a dare dignità ai suoi morti. Perché questo silenzio su Mohamed Boulhaziz e sulla sua iniqua fine?