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Smog, Italia sotto infrazione Ue per Napoli e Caserta: dal 2021 stop anche alle auto EURO 4

Nel 2018 e 2019, la Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di Giustizia Europea per aver violato le norme contro l’inquinamento dell’aria, in particolare per i superamenti di PM10 e biossido di azoto NO2 in alcune zone tra cui anche la Zona di risanamento Area Napoli e Caserta. Secondo lo studio Clarity a Napoli il clima sta cambiando: le temperature aumenteranno di 6 gradi nei prossimi 80 anni. Il Comune vara nuove misure anti-smog: dal 2021 stop per 6 mesi alle auto Euro 4 da lunedì a venerdì (8,30-18,30).
A cura di Pierluigi Frattasi
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“Nel 2018 e 2019, la Commissione Europea ha deferito l'Italia alla Corte di Giustizia Europea per aver violato le norme europee contro l'inquinamento dell'aria. Le due procedure di infrazione sono state avviate a seguito di ripetuti superamenti dei valori limite del materiale particolato PM10 e del biossido di azoto NO2 all'interno di alcune zone del territorio italiano, tra cui anche la Zona di risanamento Area Napoli e Caserta”. Lo scrive il Comune di Napoli nella delibera della giunta De Magistris 193 approvata il 18 giugno scorso. Si tratta della delibera quadro del Comune di Napoli per la lotta ai cambiamenti climatici e allo smog. Il provvedimento prevede diverse misure, soprattutto nuove regole per la circolazione del traffico dei veicoli, con una stretta su quelli più inquinanti, come le auto EURO 0 e EURO 1. E divieti per il periodo generalmente più critico di ottobre-marzo. Per contrastare i cambiamenti climatici, la delibera prevede che a Napoli dal 1 ottobre 2021 a marzo 2022 e per i successivi anni nello stesso periodo “il divieto di circolazione dal lunedì al venerdì dalle 8,30 alle 18,30 sarà esteso ai veicoli di categoria EURO 4 ed è applicato anche ai motoveicoli e ai ciclomotori di categoria inferiore o uguale a EURO 2”. Si tratta dei veicoli immatricolati tra il 2006 e il 2008. Mentre dal 2025 il blocco dovrebbe essere esteso anche alle vetture EURO 5.

A Napoli la temperatura aumenterà di 6 gradi in 80 anni

Il tema è urgente. Secondo uno studio del progetto CLARITY (Integrated Climate Adaptation Service Tools for Improving Resilience Measure Efficiency del Comune con 17 partners internazionali, condotto nell'ambito del programma Horizon 2020), a Napoli il clima sta cambiando velocemente: “La città – è scritto – sta già affrontando negli ultimi anni una significativa variazione delle condizioni climatiche rispetto ai periodi di riferimento storici del trentennio 1971-2001 con un costante aumento delle temperature minime e massime”. Le temperature medie massime annuali a Napoli sono passate dai 20 gradi centigradi circa del 1980 ai 22 gradi circa del 2020 e arriveranno a 28 gradi nell'anno 2100. Gli studiosi prevedono che saliranno anche le minime, già auentate da 10 gradi circa del 1980 a 12-13 del 2020 e che nel 2100 dovrebbero arrivare a 18 gradi. Quindi nei prossimi 80 anni, secondo lo studio, le temperature medie annuali a Napoli saliranno di circa 5-6 gradi. Lo studio CLARITY è riportato in uno dei documenti a firma del Centro Studi Plinivs della LUPT Federico II, dal titolo “Scenari di cambiamento climatico per la città di Napoli e dati di supporto alla pianificazione urbanistica comunale”, e allegato alla delibera del Comune. “La ricerca – sottolinea il Comune – riferisce di alcune simulazioni di previsione al 2100 che evidenziano che il processo potrà essere solo ridotto dalle misure che la comunità internazionale sta mettendo a punto di lotta ai cambiamenti climatici”.

Il piano anti-smog della Campania per Napoli

Proprio per contrastare il fenomeno del riscaldamento globale, la Regione Campania ha siglato uno schema di accordo di programma con il Ministero dell'Ambiente per migliorare la qualità dell'aria in Campania e superare le procedure di infrazione, approvato con la delibera di giunta regionale 120 del 26 marzo 2019. La Regione, inoltre, sta aggiornando il Piano Regionale di Risanamento e mantenimento della qualità dell'Aria del 2007 secondo i nuovi criteri. Secondo la delibera regionale, “in Campania le fonti emissive critiche responsabili dei superamenti sono prioritariamente il traffico veicolare, il riscaldamento domestico a biomassa e l'agricoltura”.

Comune di Napoli, CO2 da ridurre del 25% entro 2020

Nel 2009 il Comune si era già impegnato ad attuare gli obiettivi di lotta ai cambiamenti climatici per il 2020. La giunta comunale De Magistris in questi anni ha sposato la battaglia ambientalista. Nel 2012 il consiglio comunale ha approvato il Piano di Azione per l'Energia Sostenibile PAES, aggiornato poi nel 2018 che prevede entro il 2020 una riduzione delle emissioni di CO2 di almeno il 25% rispetto al 2005. Nel 2015 ha approvato la delibera quadro anti-smog, introducendo i blocchi a giorni alterni dal 1 ottobre al 31 marzo per i veicoli inquinanti, modificata con l'ultima delibera del 18 giugno scorso. Ha istituito le domeniche ecologiche e altre limitazioni per le auto più inquinanti come le EURO 0. Nonché misure per le caldaie. Il 21 marzo 2019 il Comune ha riconosciuto l'Ossigeno Bene Comune. Ciò nonostante l'inquinamento resta alto, da qui le procedure di infrazione europea per l'Italia nel 2018 e nel 2019, che richiedono altre misure, come la stretta sullo smog veicolare e i weekend ecologici.

Smog a Napoli, i dati del 2018 e del 2019

Secondo i dati della delibera 193, “nel 2018 sono stati rilevati solo 2 superamenti in una delle centraline dell'ARPAC oltre il limite annuale pari a 35 giorni. Nel 2019 un solo superamento in una delle centraline”. Il 10 aprile scorso, l'Arpac, l'Agenzia Regionale per l'Ambiente della Campania, ha rilasciato una nuova relazione sulla qualità dell'aria con l'analisi degli inquinanti nelle centraline esaminando le concentrazioni di PM10, NO e NO2 dal 25 febbraio 2020 al 31 marzo 2020 , confrontandole con il periodo 2017-2019.

“Nella città di Napoli – scrive l'Arpac – i dati evidenziano anche nel pieno delle misure restrittive in presenza di situazioni meteorologiche poco dispersive si sono registrati giorni concentrazioni elevate di PM10 e a marzo sono solo leggermente minori rispetto a quelle misurate nei tre anni prevedenti”.

Nella relazione “si evidenzia che una percentuale significativa di PM10 è di origine primaria e viene emessa in città, principalmente dal settore del riscaldamento civile, in particolare gli impianti a biomassa. Ad essa si aggiunge frazione di particolato di origine secondaria legata a formazione di polveri sottili in atmosfera da inquinanti quali ossidi di azoto e ammoniaca. Le concentrazioni degli ossidi di azoto ante e post restrizioni mostrano riduzioni molto significative anche del 60% legate all'annullamento del traffico veicolare”.

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