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Stadio san Paolo, il Comune: “pronti a affidarlo all’esterno”. Gestione o vendita a Invimit

Il San Paolo potrebbe essere venduto a privati o gestito tramite una società esterna che potrebbe a sua volta affittarlo. Il Comune di Napoli, a corto di soldi, è pronto a mettere sul mercato il tempio del calcio azzurro affidandolo a Invimit, il fondo immobiliare del Mef. Lo stadio potrebbe valere circa 80 milioni.
A cura di Pierluigi Frattasi
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Lo stadio San Paolo potrebbe essere venduto a privati o gestito tramite una società esterna che potrebbe a sua volta affittarlo. Il Comune di Napoli, a corto di soldi, è pronto a mettere sul mercato il tempio del calcio azzurro. Tra le ipotesi, quello di affidarlo all'Invimit sgr (Investimenti Immobiliari Italiani), la società di gestione del risparmio che gestisce i fondi immobiliari del ministero dell'Economia e delle Finanze, che potrebbe comprare l'impianto, acquisendone la proprietà, oppure, strada più probabile, gestirlo per un determinato periodo di anni (20 o 30), tramite una convenzione, per conto del Comune, in cambio di una quota del valore totale. In questo caso, non sarebbe più il Comune, ma l'Invimit a riscuotere l'affitto dal Calcio Napoli.

Il rendering del nuovo stadio San Paolo
Il rendering del nuovo stadio San Paolo

«È una delle ipotesi sul tavolo – conferma l'assessore allo Sport, Ciro Borriello – ma non l'unica. Sul piatto ci sono anche altri beni come l'Albergo dei Poveri, la Piscina Scandone, l'Ippodromo e le Terme di Agnano. Lo Stato sta affrontando il tema dell'indebitamento dei Comuni. Attraverso Invimit gli enti locali potrebbero dare in gestione o in vendita gli immobili di prestigio che possono avere una redditività. Ad esempio, se un impianto sportivo vale 20 milioni, l'Invimit potrebbe acquisirne una quota dal Comune per 12 milioni e gestirlo per 20 anni, trovando i player interessati all'affitto o alla valorizzazione della struttura. La durata della convenzione, poi, viene decisa in base al controvalore dell'acquisizione».

L'idea di mettere sul mercato il tempio del calcio azzurro è riemersa nell'ambito del dibattito sul piano di dismissioni inserito nel Def, il Documento di Economia e Finanza del Governo, che si pone l'obiettivo di incassare entro il 2019 circa un miliardo di euro dalle dismissioni dei beni demaniali. Il discorso per il San Paolo è diverso, perché non è un bene demaniale, ma di proprietà del Comune. Già in passato si era parlato di una possibile vendita dell'impianto o di una gestione esterna, ad esempio attraverso la Legge sugli Stadi del 2014 che prevedeva un piano di restyling a carico del privato in cambio di una concessione pluriennale, che poi non si è concretizzato. All'epoca il progetto presentato dal Calcio Napoli non ricevette l'ok dei tecnici comunali. Il San Paolo, invece, è stato ristrutturato solo recentemente, grazie ai fondi delle Universiadi.

«Anche con il governo precedente – riprende Borriello – si è discusso della possibilità che Invimit potesse acquisire quote, gestione o piena proprietà di alcuni beni immobiliari. Il Comune di Napoli è in difficoltà in questo momento. Da qui, anche il dibattito sull'Albergo dei Poveri. Quando si deciderà il destino dello stadio? Non è una cosa di domani mattina, occorre tempo – chiarisce Borriello – Ci abbiamo pensato già l'anno scorso, quando abbiamo messo alcuni immobili nel piano vendita. La decisione, poi, deve passare sempre per il consiglio comunale, che farà le sue valutazioni e potrebbe decidere di tenere alcuni immobili fuori dal piano».

Ma quanto vale il San Paolo? Una stima aggiornata ancora non c'è. Negli scorsi mesi fa era circolata la cifra di 28 milioni di euro. Ma con gli ultimi lavori di ristrutturazione in vista delle Universiadi, costati finora circa 25 milioni di euro e ancora in corso, il valore della struttura è cresciuto. Secondo gli uffici tecnici comunali, una valutazione approssimativa potrebbe aggirarsi ad oggi tra i 50 e gli 80 milioni di euro. «Il San Paolo – spiega l'assessore Borriello – prima dell'ultimo intervento era uno stadio di Classe C. Adesso, grazie ai nuovi lavori, salirà in Classe B e potrà partecipare a tutte le massime competizioni sportive e ospitare anche la finale di Champions. Certo, non è ancora nella top class degli Stadi, quella di Classe A, ma ha un ottimo livello». I lavori di adeguamento per le Universiadi, intanto, stanno procedendo a passo spedito, a breve dovrebbe essere ultimata la sostituzione dei sediolini delle tribune centrali e dei distinti.

Gli ultimi lavori per le Universiadi, però, paradossalmente, potrebbero creare anche qualche intoppo ad un progetto di eventuale vendita, favorendo, piuttosto la gestione esterna. Per le Universiadi, infatti, è stata rifatta anche la pista di atletica, che però contrasta con la possibilità di avvicinare gli spalti con i sediolini al campo, come nel caso dei grandi stadi moderni. Difficile che la nuova pista appena rifatta possa essere subito rimossa. Per rendere il San Paolo un top stadio, poi, bisognerebbe risistemare tutto il terzo anello, rifacendo la copertura, mettere mano ai piazzali e alla tinteggiatura esterna, oltre ad altri lavori di carpenteria, stimati dagli uffici di Palazzo San Giacomo in almeno altri 15-20 milioni. In questo modo, il San Paolo arriverebbe ad un valore di circa 100 milioni di euro.

Massimo riserbo, intanto, dal Calcio Napoli. Contattato dall'Adnkronos, il portavoce della società calcistica non ha nascosto il proprio scetticismo all'ipotesi che lo stadio San Paolo di Napoli possa finire sul mercato, limitandosi a rispondere: «Non commentiamo ipotesi».

«Se il Comune di Napoli vende lo stadio – commenta Nino Simeone, presidente della commissione Infrastrutture – è perché non lo riesce a gestire. La manutenzione di un impianto come questo costa milioni di euro all'anno. Prima delle Universiadi, le condizioni non erano certamente all'altezza degli altri stadi europei. Oggi lo abbiamo migliorato moltissimo in termini di qualità dei servizi offerti ai tifosi e ne siamo soddisfatti. Se l'impianto dovesse andare sul mercato, ci aspetttiamo che il valore sia superiore a quello stimato qualche mese fa, quando lo stadio fu definito da qualcuno addirittura come un “wc”. Lo stadio San Paolo di Fuorigrotta è lo stadio del Calcio Napoletano e mi auguro che, se venissero a crearsi le condizioni, la Società calcio Napoli lo acquisti per renderlo ancora più moderno e polifunzionale, così come ha sempre voluto il presidente De Laurentiis».

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Giornalista professionista dal 2016, per Fanpage.it segue la cronaca di Napoli, con particolare riferimento ai settori politica, istituzioni, trasporti, Sanità, economia. Ha collaborato in passato con i quotidiani “Il Mattino”, “Roma”, “Il Fatto quotidiano.it” e con l'agenzia di stampa Italpress. Nel 2014 ha vinto il Primo Premio al Premio di Giornalismo “Francesco Landolfo”. Per l'attività giornalistica svolta è stato ospite di trasmissioni televisive e radiofoniche (tra le quali Agorà, RaiRadio2, TgCom24, Radio Kiss Kiss Napoli, Radio Marte, Radio Amore Napoli, Canale 8). Moderatore di convegni e dibattiti pubblici per Provveditorato per le Opere Pubbliche della Campania e Molise, Banca Fideuram – Intesa Sanpaolo, Eurispes. Ha svolto attività di ricerca scientifica di carattere storico-economico. È autore dei saggi pubblicati su Meridione, Sud e Nord del Mondo: "La ristrutturazione industriale negli anni ’70 del Novecento. I salvataggi Gepi di imprese campane" (Esi, 2013), "Espansione e sviluppo dell’industria aerospaziale campana negli anni ’70 del Novecento" (Esi, 2013), e "Pensiero meridiano e politiche europee per il Mediterraneo" (Esi, 2010).
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