Strage di Secondigliano, 7 giorni dopo l’ombra della camorra sul killer Murolo
Se abbia sparato per uccidere, lucidamente, lo stabiliranno i pm del pool guidato da Fausto Zuccarelli, ma certo gli accertamenti eseguiti dopo la terribile strage di Secondigliano ad opera del cecchino-infermiere Giulio Murolo, nella quale sono morte quattro persone, sollevano sul killer altri sospetti. Nell'appartamento in via Miano, nel cuore della periferia nord di Napoli, un autentico arsenale militare dal quale l'infermiere del Cardarelli ha prelevato il fucile con il quale ha sparato prima al fratello Luigi, alla cognata Concetta Uliano, al vigile Francesco Bruner e al passante Luigi Cantone, ferendo altre sei persone. Ma nella casa dello stragista non c'era solo l'impressionante armamentario, ma anche una "tesoretto" sospetto. Nascosti in contanti in casa, c'erano esattamente 16.550 euro, soldi che hanno acceso i dubbi degli inquirenti. Perché conservare una somma così importante in casa? Ma soprattuto, come sono stati accumulati quei soldi? Al blitz nell'appartamento di 35 metri quadri dove viveva il 48enne, è seguita la perquisizione nell'armadietto dell'ospedale del Vomero dove l'infermiere lavorava.
Le indagini accerteranno la provenienza ma soprattuto l'uso che il killer faceva di quelle armi. Si parla di tre pistole e quattro fucili di cui due carabine e due ad aria compressa, legalmente detenute, un mitra Ak 47, clandestino, con matricola abrasa, e ben seimila cartucce. Una arsenale personale da intimidire qualunque frequentatore del poligono di tiro. Le indagini degli inquirenti sono rivolte ora a fare luce sulla destinazione di quelle armi. È possibile che Murolo conservasse nel suo appartamento per conto di terzi fucili e munizioni? Al vaglio degli investigatori possibili legami con la malavita locale. Intanto il 48ene accusato di strage e recluso in cella si trincera dietro il silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere. Finora l'infermiere di Secondigliano ha pronunciato parole di scuse e pentimento per i fatti dello scorso 15 maggio, ma ha fornito ben pochi elementi sulle dinamica dell'accaduto, sostenendo di essere confuso e di non ricordare, salvo poi fornire una versione del tutto in contrasto con quella di due testimoni. I figli della coppia uccisa raccontano, infatti, che Giulio Murolo non fu mai minacciato con un coltello dal fratello Luigi, in contraddizione con quanto da lui dichiarato. Sotto esame anche le immagini girate col telefonino da alcuni spettatori delle terribili scene. Il video girato da uno dei testimoni che si trovavano sul posto che documenta gli spari è stato infatti sequestrato, finendo agli atti delle indagini.