Teatro La Giostra ai Quartieri, il sindaco propose l’assegnazione: ora li sfratta
Nel 2016, per l'amministrazione de Magistris, l'Associazione La Giostra era «un'attività meritoria», tanto da proporne, «su sollecitazione del sindaco», come scriveva la segreteria del primo cittadino all'allora assessore al Patrimonio, «l'assegnazione dei locali di via Speranzella», dove poi ha creato il teatro attuale ai Quartieri Spagnoli. Ad oggi, invece, per il Comune quelle stesse persone sono degli occupanti abusivi, denunciati e scacciati come paria. L'associazione è stata sfrattata venerdì mattina. Dopo due ordinanze di sgombero inevase e una morosità stimata in almeno 192mila euro, Palazzo San Giacomo ha deciso di intervenire di forza, con vigili urbani, polizia e carabinieri di scorta per mandare via gli artisti.
«Sono arrivati con i flex per tagliare il portone – racconta Valeria Tavassi, direttrice del Teatro La Giostra – Arrivavano in quel momento gli attori impegnati per le prove che La Giostra produce per il Napoli Teatro Festival. Ma non siamo criminali. Noi lavoriamo davvero. Quei locali erano abbandonati al degrado. Oggi ci facciamo laboratori di teatro, coinvolgiamo i ragazzi del quartiere. Abbiamo richiamato maestri anche dall'estero, come Jean Paul Denizon e Lena Lessing. Produciamo progetti rivolti ai richiedenti asilo. La nostra attività è senza scopo di lucro. I biglietti non superano i 12 euro e il 70% degli incassi va alle compagnie. Abbiamo chiuso l'ultima stagione teatrale con 20 eventi all'attivo e sul conto del Teatro solo 197 euro. Perché il Comune si è accanito contro di noi? Cosa abbiamo di diverso da altre realtà sociali che fanno attività sul territorio? Non siamo un Bene Comune anche noi?».
Questa mattina alle 12, è previsto un flash mob di sostegno a La Giostra, all’esterno del teatro. «Abbiamo avuto l’adesione dell’ex Opg, ci saranno anche esponenti istituzionali», assicurano dall’associazione.
Come si spiega il cambio di passo? «Abbiamo dato fastidio – afferma la direttrice – con i prezzi bassi delle nostre attività teatrali e le iniziative sul territorio. Di questo posto, il Comune ignorava quasi l’esistenza 3 anni fa. Adesso forse fa gola a qualcuno. E c'è una parte dell'amministrazione che non tifa per noi e protegge altre realtà del territorio. Ma chi decide chi è un bene comune e chi non lo è?».
LA SEGRETERIA DEL SINDACO PROPOSE DI DARE I LOCALI ALL'ASSOCIAZIONE
Era il marzo 2016, quando la segreteria del sindaco Luigi de Magistris, in una nota firmata dallo staffista Alessandro Di Rienzo e indirizzata all'allora assessore al Patrimonio Alessandro Fucito, caldeggiava l'assegnazione dei locali di via Speranzella 81, di circa 200 metri quadrati, a due associazioni: Altra Definizione e appunto La Giostra, senza lesinare parole di stima per quest'ultima.
«La Giostra – scriveva la segreteria dell'ex pm si è distinta per una intensa attività amatoriale e didattica sui territori». L'associazione fino ad allora non aveva una sede, ma solo «uno spazio a Soccavo dove con le scolaresche facevano teatro come attività didattica da doposcuola, attività altamente meritoria perché il teatro, come la musica, dovrebbe essere attività didattica tout court».
Proprio su queste basi, la segreteria del primo cittadino proponeva all'assessore,
«su sollecitazione del sindaco», «l'assegnazione dei locali» di via Speranzella 81, a La Giostra, assieme ad un'altra associazione, Altra Definizione. Quei locali, si spiegava, erano stati «liberati da qualche mese dalla Città Metropolitana, affidati attraverso un comodato d'uso gratuito al Comune ed erano da assegnare in tempi rapidi, perché potrebbero essere occupati arbitrariamente da terzi».
L'associazione La Giostra avrebbe così potuto
«affiancare tutto il processo di inclusione sociale a favore di soggetti svantaggiati e canalizzare la potenziale domanda di teatro verso quelle categorie escluse e multiproblematiche».
Era il marzo 2016, si diceva, e tre mesi dopo si sarebbero tenute le elezioni comunali che avrebbero riconfermato de Magistris al vertice di Palazzo San Giacomo. Altra Definizione, che aveva già in uso un locale comunale, non è mai entrata nei locali di via Speranzella. «Noi abbiamo saputo di questa proposta di assegnazione da parte del sindaco solo pochi mesi fa – dice Valeria Tavassi – Non siamo mai stati un'associazione teatrale amatoriale dedicata ai doposcuola, ma già allora eravamo inseriti al registro regionale degli operatori dello spettacolo e all'albo pretorio del Comune e ci siamo occupati sempre di teatro professionale e di formazione. Sappiamo solo che il 16 maggio del 2016 avemmo l'utilizzo per 15 giorni della struttura».
LA DIRETTRICE: "C'ERA LA DELIBERA SUL RECUPERO DEI BENI INUTILIZZATI"
«In tre anni di utilizzo del bene – riprende Valeria Tavassi – che è di proprietà del Comune, ma era abbandonato prima che lo prendessimo noi, ci siamo comportati sempre in maniera molto rispettosa. Quando siamo entrati nel locale, ci siamo rifatti alla delibera della giunta de Magistris del 2014 sull'uso degli immobili comunali inutilizzati. La nostra associazione è iscritta all'albo pretorio del Comune di Napoli dal 2001 e al registro regionale Operatori dello Spettacolo Regione Campania. Siamo entrati con un progetto che doveva durare 15 giorni, ma abbiamo chiesto subito le proroghe. Abbiamo presentato al Comune anche un progetto d'uso e la programmazione delle attività che conduciamo. Ma ci hanno rifiutato la regolarizzazione, perché dicevano che il locale doveva andare a bando».
Per tre anni, quindi, i locali sarebbero stati occupati abusivamente, senza un contratto e senza pagare un'indennità di occupazione. Anche se l'associazione sottolinea che il bene in precedenza era abbandonato. Anni nei quali sarebbe stata fatta attività di laboratorio teatrale "senza scopo di lucro", secondo l'associazione.
«Quando ci mettemmo piede per la prima volta – racconta Tavassi – assieme ai tecnici del Comune, era un cimitero di carcasse di topi. I tecnici fuggirono. Noi l'abbiamo ripulito, spendendoci anche dei soldi. È vero, l'abbiamo fatto al buio, non avevamo avuto l'assegnazione. Ma agivamo nello spirito delle delibere comunali di rifunzionalizzazione dei beni abbandonati. L'intento del sindaco non era quello di rivalutare gli spazi comunali restituendoli alla cittadinanza? Non vogliamo i soldi che abbiamo investito, ma vogliamo stare tranquilli».
«Col tempo – aggiunge la direttrice – La Giostra è diventata una realtà che funziona, produce cultura e collabora con formatori internazionali. I ragazzi del quartiere alla strada hanno preferito i nostri laboratori e lavoriamo anche con gli immigrati del centro di accoglienza Il Castagno. Abbiamo progetti in partnership con grandi realtà come il Napoli Teatro Festival, anche se non possiamo far parte del circuito perché manca l'agibilità per il pubblico spettacolo. Era un ex deposito dell'Enel. Il locale non ha uscite di sicurezza, né finestre con caratteristiche strutturali tali da essere adibito a locale commerciale. Mi domando come abbia fatto il Comune a metterlo a bando, l'agosto scorso, visto che mancano i requisiti. Può essere usato solo per attività associazionistiche culturali, con l'obbligo di tenere il portone sempre aperto. E, poi, il prezzo? Hanno stimato un canone di 6.500 euro al mese, ma chi può pagare quella cifra ai Quartieri?».
«Adesso ci hanno cacciato come fossimo criminali – prosegue Tavassi – È una storia terribile e grave. Eppure, pochi mesi fa avevamo incontrato il sindaco Luigi de Magistris che ci aveva ribadito che lui è sempre stato contrario agli sgomberi e ci aveva assicurato che si sarebbe trovata una soluzione. E' stato nostro ospite a teatro. Sono venuti anche alcuni assessori. Abbiamo avuto il patrocinio morale della Città Metropolitana per un'iniziativa con le scuole».