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Titty Astarita: “Discriminata da Afro Napoli”. Il club: “Non è vero, solo incompatibilità”

È diventato un caso politico, la decisione della società calcistica Afro Napoli United di escludere Titty Astarita – capitano della squadra rosa – dal campionato, dopo la sua candidatura nella lista in coalizione con la Lega di Salvini per le comunali di Marano. Anche le compagne di squadra sostengono la propria capitana e ora sono in 22 le ragazze che rischiano di non partecipare al campionato di quest’anno. Fanpage.it ha intervistato i protagonisti della vicenda.
A cura di Flavia Grossi
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Titty Astarita era il capitano della squadra femminile di Afro Napoli, club calcistico nato con la volontà di considerare lo sport come mezzo di integrazione per rifugiati e immigrati e con lo slogan "Un calcio al razzismo". Lo era, ma non lo è più da quando si è candidata al consiglio comunale di Marano con una lista civica che figura nell'alleanza di centrodestra insieme a "Noi con Salvini", evidentemente in contrasto con gli ideali portati avanti dalla squadra legata al centro sociale napoletano Insurgencia. Come lo stesso Afro Napoli sottolinea in una nota: "Che compatibilità può esistere fra l'Italia dell'amministrazione leghista di Lodi che nega la mensa scolastica ai figli degli immigrati più poveri e l'Afro-Napoli?".

Sulla vicenda è intervenuto addirittura il Ministro dell'Interno Matteo Salvini, che non si è lasciato scappare l'opportunità di dire la sua: "Gli unici razzisti sono i buonisti di sinistra. Tenete la politica fuori dallo sport" dichiara in un tweet. Anche le compagne di squadra di Concetta Astarita – questo il nome completo – si sono dissociate dalla decisione del Club, rifiutandosi di giocare la partita di Coppa Campania contro il Dream Team e lasciando all'arbitro un comunicato che si conclude con la frase: "Ricordando che lo sport dovrebbe essere apartitico e apolitico, la squadra esprime solidarietà al proprio capitano".

Titty, intervistata da Fanpage.it, afferma: "Io sono antirazzista, ho fatto lotte insieme a loro, insieme ai tifosi, alla dirigenza, ho condannato ogni tipo di discriminazione, sia quella di genere, sia quella razziale ed è proprio per questo che mi ha portata a vestire quella maglia". Ma se da una parte ammette di essere entrata nell'Afro-Napoli United perché ne condivideva gli ideali, allo stesso tempo dichiara: "Posso condividere come non condividere le politiche di Salvini, ma penso che attualmente quello che è successo vada al di là della politica. Mi piace parlare di questa vicenda parlando di sport".

La lista nella quale si è candidata Titty, Movimento Civico Marese, ha depositato – insieme alla Lega – le linee guida del programma amministrativo in cui la voce dell'accoglienza compare in materia di "sicurezza" e prevede tra i propri propositi: "Per quanto concerne l’accoglienza degli immigrati, Marano ha già dato ed è per questo che si lavorerà per la revoca del provvedimento prefettizio che prevede la nascita di uno S.P.R.A.R. sul territorio cittadino." Nel comune di Marano di Napoli sono attualmente residenti 1740 persone con cittadinanza non italiana – di cui 242 minori- su un territorio da quasi 60000 abitanti.

"Il mio intento era solo continuare a fare il bene del mio territorio martoriato e giocare con l'Afro Napoli – continua Titty – Una società che fa ogni giorno lotta alla discriminazione e poi discriminano una propria tesserata per una scelta di vita, per me è inaccettabile. Attualmente ci sono 22 ragazze che rischiano di non poter disputare il campionato quest'anno". Anche una sua ex compagna di squadra insiste su questo punto: "La squadra è stata all'unanimità d'accordo con il capitano perché non è una cosa da fare, a prescindere dal fatto che fosse stata lei in prima persona, ma chiunque di noi fosse stata colpita da una cosa del genere, avremmo mostrato solidarietà perché il calcio è altro e non va mischiato con la vita privata".

L' Afro Napoli United in un lungo comunicato stampa pubblicato sul proprio sito, dove si spiegano le evidenti contraddizioni tra il "militare" in una squadra che fa dell'antirazzismo il suo punto di forza e il candidarsi al fianco della Lega, conclude dicendo: "Lo diciamo con chiarezza ai soloni immemori della lezione di Karl Popper, a quelli che elevano paradossalmente il razzismo a libertà di parola, a chi derubrica quotidianamente le manifestazioni xenofobe a goliardia: noi saremo sempre intolleranti nei confronti degli intolleranti. Senza un solo passo indietro nei confronti di chi sta provando a scaraventare di nuovo questo paese nell'incubo che credevamo aver consegnato alla storia e all'oblio del tempo nel secolo scorso. #maiconsalvini".

Pietro Spaccaforno, dirigente della società sportiva, sembra sicuro della decisione e – in un'intervista telefonica rilasciata a Fanpage.it – dichiara: "La posizione dell'Afro Napoli rimane la stessa, ci sono delle incompatibilità tra la capitana e i valori dell'Afro Napoli".

Date le particolari circostanze in cui nasce questo club calcistico è praticamente impossibile separare la politica dallo sport, come in tanti – compreso il vicepremier Salvini – sostengono andrebbe fatto, sorge allora spontaneo l'interrogativo: ci sarebbe stato un caso politico della stessa portata, se una candidata vicina alla Lega avesse continuato a ricoprire il ruolo di capitana in un club dichiaratamente antirazzista e ostile alla dialettica salviniana?

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