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Camorra Entertainment: Tony Colombo e Tina Rispoli

Tony Colombo, Tina Rispoli e la loro serie tv: “Non sapevo fosse un camorrista”

Lui in tv dice che la “camorra è una m*rda” , lei si dispiace perché una inchiesta giornalistica ricorda il marito boss ucciso in un agguato. La storia di Tony Colombo e Tina Rispoli si regge tutta sulla costruzione di un mondo alternativo e inesistente, in cui non esiste l’ombra di malavita e se esiste è lontana anni-luce dalla loro “Colombolandia”. Ma i fatti dicono ben altro.
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Isso, essa e ‘o malamente: la sceneggiata è  stata trasmessa via etere da Cologno Monzese direttamente nelle case degli italiani sintonizzati su Canale 5: il cantante neomelodico Tony Colombo nel salotto di Barbara D'Urso nega l'evidenza – cioè quella di aver avuto come amico e di esser stato ospite in Romania di tale Nicola Inquieto – condannato a 16 anni per essere stato prestanome del boss casalese Zagaria-. Nello stesso momento la moglie Tina Rispoli, vedova di Gaetano Marinoo moncherino, boss del cartello di Scampia ucciso in un agguato, seduta sulla stessa poltrona del salotto televisivo cade dalle nuvole sulla vita della buonanima.

Permetteteci di ribadire il concetto. Tony Colombo a Live – Non è la d'Urso dichiara: «La camorra è una merda» e poi nega ogni vicinanza ad una persona con la quale ha girato video affettuosi, quasi familiari. In tv la moglie Tina Rispoli fa peggio: «Gaetano Marino camorrista? Lo dite voi». A questo punto si creano i presupposti per un nuovo reality show di successo (del resto è a questo che Tony Colombo aspira da tempo). Potremmo intitolarlo "Non sapevo fosse un camorrista".

Pensiamo al copione della prima puntata: una Napoli bellissima dai vicoli al lungomare, auto di lusso che sfrecciano (pagate da chi?) serenate per le sposine (pagate da chi?) case lussuose come la Colombolandia dell'Augusta Coppia Neomelodica (pagata da chi?). I protagonisti sono loro: i due Divi della Melodia che quando però si fanno domande iniziano a svicolare, a balbettare, a minacciare denunce. Non preoccupano loro, preoccupa semmai il contesto napoletano: in 24 ore non si è levato un cenno sull'argomento. I cantanti napoletani hanno il terrore di esporsi su queste vicende, men che meno la politica partenopea. La società civile, esistesse, parlerebbe. Ma a Napoli non esiste: ha abdicato in favore dei gruppi di lamentele e piccoli veleni su Facebook e Whatsapp.

Gli episodi dell’inchiesta
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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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