Dopo l’omicidio del figlio Valentina Casa organizzava feste nei locali e pensava al cinema
Nessuna visita in ospedale alla figlia, nessuna lacrima durante i funerali. Nessun cenno che facesse trasparire la disperazione per quel bambino ridotto a "un fantoccio viola di lividi", che aveva visto morire senza intervenire, lasciandolo agonizzare sul divano. Anzi, le prese in giro quando le dicono che gira voce che abbia tentato il suicidio, che sia fuori di sè dal dolore. Valentina Casa, nei giorni successivi all'omicidio del piccolo Giuseppe Dorice, massacrato dal compagno di lei, Tony Essobti Badre, aveva abbandonato la casa di Cardito ed era tornata a Sorrento. Ma, sottolinea il giudice nell'ordinanza del suo arresto, non per chiudersi in casa sopraffatta dal dolore o per cercare di salvare quel che restava della sua famiglia. Pensava al divertimento. Organizzava serate nei locali della costiera Sorrentina, aspettava con ansia che i cinema mettessero in programmazione un film coi suoi attori preferiti. Tutte circostanze che hanno contribuito a ricostruire il profilo della donna e, unite al comportamento avuto durante e dopo il pestaggio, hanno portato alle manette con le pesanti accuse di omicidio verso il figlioletto, tentato omicidio verso la sorellina, con le aggravati, e maltrattamenti nei confronti dei tre bambini.
Se la donna ha tentato di ottenere la revoca della sospensione della potestà genitoriale e di riavere le figlie con sè, se ha avviato un percorso di psicoterapia e ha avviato contatti coi servizi sociali del territorio, rileva il giudice nell'ordinanza, non lo aveva fatto perché realmente preoccupata per le sue due bambine: era soltanto una strategia per intorbidire le acque, depistare le indagini e, forse, condizionare le figlie per far modificare le loro dichiarazioni e ottenere una pena più lieve per il suo Tony.