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Gomorra: la serie tv e la città

Gomorra non è fiction. Benvenuti a Napoli, barzelletta del voto democratico

Tutto questo non è un film e prima ce ne accorgiamo e meglio è. Dai morti di camorra al vergognoso mercato delle vacche durante il voto per le Comunali: la realtà ha superato di gran lunga la serie tv.
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Gomorra non è una serie tv, Gomorra non è un film. Per quanto ci si possa sforzare nel sostenere che c'è di buono e c'è di meglio, a Napoli, ogni volta la realtà ci tira per un braccio e ci riporta davanti allo scenario quotidiano che va ben oltre la serie tv che quotidianamente attinge da esso. Domenica abbiamo votato, lunedì abbiamo atteso i risultati dello scrutinio che sono andati avanti con una lentezza estenuante, martedì due ventenni ammazzati a Ponticelli, frutto della faida infinita che parte dai baby boss di Forcella e arriva ai ‘barbudos' dell'area Orientale. In prima serata ieri Gomorra ci riproponeva omicidi e dinamiche di faida, i pezzi di città militarmente controllati dalla malavita; qualche episodio fa ci ricordava il voto truccato con la ‘scheda ballerina'.

Oggi Fanpage.it pubblica il frutto di 12 ore di appostamenti tra i seggi elettorali ubicati nel Pallonetto di Santa Lucia, nel rione Sanità e in via Carbonara, nella zona della faida delle baby gang. Il risultato potete vederlo da soli. Scambio di buste, di soldi, di certificati elettorali, il ruolo dei Caf sulla carta Centri di assistenza fiscale nella realtà centrali di controllo del voto e di ‘profilazione' dei possibili elettori. Eccolo, il quadro, più duro di qualsiasi fiction.

Che speranza? La Scianél di Gomorra si sollazzava col vibratore in oro e brillanti ma poi l'hanno arrestata; lo scenario reale ci restituisce invece un opprimente senso di impunità. Paolo Siani – fratello di Giancarlo, il giornalista ucciso dalla camorra – animatore di una delle associazioni più attive nella tutela dei parenti delle vittime di malavita, lamentava su Facebook la poca presenza del ruolo delle forze dell'ordine nella fiction. Paolo Siani ha ragione. Ma non è ugualmente sconfortante il fatto che nella realtà per uno che arresti un altro prende il suo posto, senza soluzione di continuità, senza il minimo timore se non quello per la morte e nemmeno quello perché «sta vita la siamo scelta noi»?

No, non è finzione, è realtà mista a realtà, arricchita di frasi epiche e certe volte fuori luogo. È come l'acqua gassata, Gomorra. Addizionata, ma pur sempre acqua. Per chi guarda da fuori è tutto così pittoresco, tanto che i giornali sono costretti il giorno dopo a spiegare: «l'avete vista quella scena di Gomorra? Ecco, quella cosa è successa veramente». Così ad esempio si scopre che l'agguato a Lelluccio è in realtà quello in cui trovò la morte l'innocente Lino Romano.

Così nella prima serie il voto inquinato di Giugliano, gestito da Genny Savastano come un mercato delle vacche si ripropone, tale e quale, nella realtà documentata dal nostro giornale alle primarie del Pd il 6 marzo e ora, alle elezioni Comunali vere e proprie, di domenica 5 giugno scorso.

Tutto questo non è un film e prima ce ne accorgiamo e meglio è. Leggo dall'Unità che il Pd rifletterebbe sull'affidare a Roberto Saviano una responsabilità di partito al Sud. Facile, troppo facile, aver creato un deserto politico, averlo chiamato Mezzogiorno d'Italia e poi cercare il cristo cui affibbiare la croce.  Ora Gomorra ve la tenete. E vi tenete pure i disastri politici che ne derivano

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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