A Napoli ci siamo abituati a tutto, anche alle stragi della camorra
Le bocche di fuoco delle teste malate non si fermano nemmeno per il caldo estivo, si continuano a uccidere in pieno giorno in zone abitate. Non importa se sulla traiettoria dei proiettili ci finisce un innocente, un bambino o una donna. La nuova strage di camorra si è svolta in Vico delle Nocelle, nel quartiere Materdei, subito dopo un summit di uno dei cartelli criminali che stringe in una morsa mortale il centro storico della città. Lo scenario è la guerra per il traffico di droga, erba e fumo principalmente, ma anche cocaina. Le vittime sono Salvatore Esposito, di 32 anni, ras del "Cavone", e Ciro Marfé, 25 anni, legato ai Contini del Vasto. Si salva per poco Pasquale Amodio, secondo gli inquirenti un sicario della "paranza dei bambini" dei Sibillo – Giuliano di Forcella. Contro questo cartello che mette insieme i clan "giovani" dal centro storico alla Sanità ci sono una pletora di famiglie storiche: i Mazzarella (solo poche settimane fa, un raid durante la festa di Sant'Anna nelle Case Nuove concluso col ferimento di due persone), i Vastarella (sterminati nella strage delle Fontanelle lo scorso 22 aprile) ei "Capitoni" Lo Russo di Miano (decapitati dagli arresti e dalla faida con il gruppo di Walter Mallo, ora guidati da diciottenni).
La svolta stragista della baby-camorra si arricchisce di un nuovo capitolo di sangue. Ci sono stati periodi storici in cui a Napoli si è sparato molto, troppo, con centinaia di morti all'anno per le faide di camorra. Quello che accade oggi è diverso, con l'abbassarsi dell'età dei sicari e l'incremento della ferocia cieca di chi spara, si è passati dall'omicidio del nemico alla strage sistematica. I killer colpiscono tra la folla, in pieno giorno, senza nessuna remora. Sparano all'impazzata con l'obiettivo di fare quanti più morti possibili. Sta succedendo in tutta la città, non soltanto al centro storico. Alla Sanità, la strage delle Fontanelle ha lasciato a terra due esponenti di spicco del clan Vastarella e mandato all'ospedale altri tre fedelissimi. Una mattanza messa in atto nonostante la presenza di bambini davanti al circoletto dove furono freddate le vittime. La risposta a quest'orrore fu altro orrore, con l'omicidio dei meccanici di Marano, Giuseppe e Fabio Esposito, nonché la strage di Ponticelli, con l'omicidio del Barbudos Raffaele Cepparulo e dell'innocente Ciro Colonna. Una strategia stragista che non si ferma solo ai clan del centro storico, come dimostra la mattanza di Melito del 20 giugno, con i sicari che piombano in una casa per uccidere il nipote quindicenne Raffaele Amato (il boss che scatenò la faida di Scampia del 2004) e lasciano a terra le sue guardie del corpo, Alessandro Laperuta e Mohamed Nouvo.
I morti di camorra nella provincia di Napoli dall'inizio del 2016 salgono a 43, secondo la relazione della Direzione Investigativa Antimafia operano in Campania circa 110 clan e dopo gli arresti degli anni scorsi, la maggior parte di questi sono in mano a giovanissimi. Le "stese" sono diventate il linguaggio con cui i baby-camorristi dialogano e si sfidano, infatti nei giorni scorsi tra la Sanità e Materdei ci sono stare due sparatorie. Un atto di forza lanciato contro i Tolomelli ei Vastarella, probabilmente da parte dei Savarese (un tempo reggenti nel quartiere, ma in fuga dopo gli omicidi di Pietro e Ciro Esposito). Il piatto ricco è il quartiere della Sanità, un vero fortino per lo spaccio di droga, facile da presidiare e con pochi ingressi da cui le vedette possono controllare H24 l'ingresso di nemici e forze dell'ordine.
Il business per la droga per cui si combatte a Napoli vale 20 milioni di euro al mese, secondo le stime fatte dagli investigatori della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Ma i cani sciolti dei nuovi clan, di questi soldi, ne toccano ben pochi, anzi sparano e uccidono per qualche migliaia di euro e spacciano principalmente fumo ed erba, al massimo amnésia. Negli ultimi due anni, le vittime innocenti delle guerre di camorra sono state almeno cinque, questa è la brutalità di diciassettenni con il cervello bruciato dalla cocaina e col ferro in mano. Una brutalità a cui Napoli assiste passivamente, ci siamo ormai abituati a tutto, anche al fatto che in un agguato di camorra restino a terra due, tre persone alla volta, magari anche qualcuno che non c'entra nulla. Come Ciro Colonna, come Genny Cesarano, come Maikol Russo e Luigi Galletta. In quale altra città occidentale succedono cose come queste senza che venga considerato come unica priorità il contrasto all'escalation della violenza?