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Antonio Bassolino e le ‘cagliose’ contro il Pd Napoli

Le bordate di Antonio Bassolino a cosa puntano? A demolire il partito in regione o a cambiare gli equilibri nazionali partendo dal Mezzogiorno? Storia di una battaglia che potrebbe vedere – a sinistra – don Antonio e De Magistris molto più vicini di quanto non ci si aspetti.
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Ci sono calciatori capaci, da fermi, di scagliare tiri così potenti da diventare pericolosi come proiettili. Il terzino destro Giuseppe Bruscolotti, alias palo ‘e fierro, glorioso calciatore del primo scudetto del Napoli negli anni Ottanta, di un suo goal diede in tv una definizione stupenda. «Ho visto la palla che mi arrivava, ho tirato una cagliosa e ho visto la rete che si abbuffava». La ‘cagliosa' è ormai nell'immaginario collettivo calcistico, in dialetto napoletano, il tiro-bomba quasi da fermo quello potente, imparabile, anche doloroso da calciare. Il terzino di ferro può tirare la cagliosa, non è il player dai piedi dolci e astuti. Ma il campione deve dribblare, fintare e stupire. Antonio Bassolino a settant'anni dopo mezzo secolo di politica sta tirando cagliose al Partito Democratico. Ma chi glielo fa fare? Che piano ha?

Il voto del Pd è stato un disastro annunciato, dice don Antonio: lo fu anche quello di cinque anni fa e allora il segretario Pierluigi Bersani nemmeno ci mise la faccia: imbarazzato dalle primarie vinte ma mai assegnate dall'ex pupillo bassoliniano Andrea Cozzolino contro un altro ex rampollo, Nicola Oddati e il figlioccio di Giorgio Napolitano, Umberto Ranieri. Nemmeno in quel caso il Pd ingaggiò un combattimento: si adagiò e fece scivolare Napoli nelle mani di Luigi De Magistris.
Nel corso di questi cinque anni cosa ha fatto il Partito Democratico in Consiglio comunale? Niente. Ha lasciato scorrere in attesa di tempi migliori e nel frattempo la fiducia già erosa andava finendo come spiaggia dinanzi a una scogliera e al mare in tempesta.

Bassolino e le sue potenti bordate sono arrivate dopo le scandalose primarie del Pd: don Antonio – oggi non v'è dubbio alcuno – sarebbe stato il candidato in grado di mettere in difficoltà l'attuale sindaco, non è andata così, le primarie avevano gravi profili di irregolarità ma il Partito Democratico ha fatto finta di niente e si è autoassolto.  Parla di correnti come il male capitale ma il cronista ha il dovere di ricordare che la corrente bassoliniana a Napoli ha dettato legge per un decennio e più. Con altro stile, con altra dialettica, con altra cultura, con altri obiettivi strategici rispetto al nulla attuale. Ma di corrente si trattava.

Dunque cui prodest? A cosa si vuole arrivare?  Bassolino dove vuole fare goal?

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Se è al Pd locale che le bordate sono destinate, beh, don Antonio spara a un'anatra impallinata, non zoppa, ma morta da tempo. Se è agli equilibri della segreteria di Matteo Renzi che vuol puntare allora il discorso è più interessante: promotore di un movimento del Pd per il Sud che abbia Napoli come laboratorio ? Se così fosse sarebbe più vicino a De Magistris di quanto si pensi: il sindaco ricandidato ha più volte detto che potrebbe essere egli stesso strumento indiretto per rinnovare il Pd. In guerra spesso due avversari possono fare fronte comune per ‘abbatterne' un terzo. Ma è così?

Di certo c'è che lo stratega Bassolino è nel pieno di una battaglia il cui senso ultimo sfugge ai più. Ma anche questo è probabilmente voluto. Viene da citare ‘L'arte della guerra' di Sun Tzu: «Tutti possono vedere la mie tattiche, nessuno può conoscere la mia strategia».

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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