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Perché chi oggi sostiene Bassolino non vuole nemmeno sentir parlare della Valente

Valeria Valente nella sua campagna elettorale ha bocciato in ogni modo Antonio Bassolino e la sua politica. E ora, in caduta libera nei sondaggi, ne chiede il sostegno. Perché il (trasversale) popolo che ha sostenuto l’ex sindaco di Napoli alle primarie dovrebbe cambiare idea?
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Valeria Valente e Antonio Bassolino
Antonio Bassolino e Valeria Valente
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Parafrasando Osho: perché dovrebbe affliggersi ora? Antonio Bassolino è ritornato da una visita al figlio a Hong Kong, sfodera status su Facebook dedicati alle stanze degli aeroporti destinate a chi fuma (vizio che ha avuto per anni, ne sa qualcosa chi all'epoca seguiva l'attività del consiglio comunale di Napoli) ai gatti che fanno le fusa, alla baia di Singapore e al golfo di Napoli. Perché, dunque, dovrebbe affliggersi ora, Bassolino, ora che Valeria Valente dopo le primarie disastrose e inficiate (al di là delle autoassoluzioni del Pd) da brutti ceffi e orrende pratiche dinanzi ai seggi, gli chiede aiuto, supporto, sostegno, in pratica ora che la Valente gli chiede di fare campagna elettorale?

Già, la campagna elettorale. Non quella per le Elezioni comunali di giugno a Napoli. Ma in quella per primarie-burla del 6 marzo scorso che Valente ha sbagliato tutto e il contrario di tutto. Compreso il modo di porsi nei confronti del suo ex mentore politico. Era il 14 febbraio, il giorno di San Valentino, quando l'ex assessore comunale al Turismo dal palco del teatro Augusteo disse della candidatura di Bassolino: «È il passato che ritorna in lui!». «Ma vogliamo rimanere fermi? E tornare davvero a raccontarci cos'era Napoli nel'93?». Così parlò Valeria Valente. E fermi in effetti sono rimasti, ma non ai Novanta, ma al più vicino 2011, l'anno in cui il Pd perse Napoli nello stesso identico modo in cui la sta perdendo ora (lo dicono i sondaggi elettorali riservati e quelli pubblici). Solo che oggi con un Luigi De Magistris più scafato, con un Gianni Lettieri più forte, con un Movimento Cinque Stelle capace di togliere voti trasversalmente, alla Valente servono i voti – e diciamolo, l'entusiasmo – di coloro che in questi mesi hanno sostenuto Bassolino.

Ma perché questi ultimi dovrebbero sostenere la ex pupilla ora guidata dall'altro ex figliolo Andrea Cozzolino? Dov'è il passo in avanti, dove la mano tesa, dove il tentativo di convergenza, non verso don Antonio, ma verso il suo trasversalissimo e variegato zoccolo duro? Non si tratta delle stesse persone che suonavano la grancassa all'allora imperatore della Regione Campania: di quelle del periodo d'oro, infatti, quasi tutte erano già con la Valente.

Se è vero, com'è vero, che a Napoli la gran parte del voto alle amministrative è un voto cooptato, cammellato, clientelare, è anche vero che c'è una parte per attrarre la quale occorre parlare al cuore e alle emozioni degli elettori. Agli ex bassoliniani che nutrono (per i più vari motivi) ancora stima dell'ex capo Valeria Valente non ha parlato. Anzi li ha quasi sbeffeggiati, disegnandoli come il vecchio che avanza.

«Cara Valeria, non riesco a comprendere il tuo linguaggio nelle dichiarazioni che riguardano Antonio Bassolino, parlando di lui come se fosse un tuo pari o un tuo coetaneo. È stato il tuo maestro politico e anche se a un certo punto le strade si sono divaricate, devi continuare a conservare quel rispetto che si deve a chi ci ha insegnato a fare i primi passi in qualsiasi mestiere. Io, che ho certo una vicinanza ben superiore alla Tua, non mi esprimerei mai così». Così scrive Riccardo Marone che dell'ex sindaco è rimasto un pretoriano.

Basterebbe guardare le reazioni a quel post su Facebook per capire. Ma Valeria Valente, troppo impegnata a difendere Renzi dagli attacchi di De Magistris, non vede. Mentre il sindaco uscente e Gianni Lettieri, più strategici di lei, hanno invece già avviato contatti con quel mondo dello scontento in area Pd.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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