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Bimbo ucciso di botte a Cardito (Napoli)

Bimbo ucciso di botte a Cardito, a settembre il processo per madre e patrigno

Comincerà il prossimo 30 settembre, davanti ai giudici della Corte di Assise, il processo a carico di Valentina Casa e Tony Essobty Badre, rispettivamente la madre di Giuseppe Dorice e il convivente di lei. Il bambino era morto in seguito a un violento pestaggio avvenuto nella casa dove abitava a Cardito, in provincia di Napoli.
A cura di Nico Falco
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Comincerà il prossimo 30 settembre il processo, con giudizio immediato, a carico di Valentina CasaTony Essobty Badre. finiti in manette dopo la morte del piccolo Giuseppe Dorice, morto lo scorso 27 gennaio in seguito a un violento pestaggio. Per quella morte è sotto processo Badre, che risponde anche del ferimento della sorellina più piccola del bambino; la donna, madre dei bambini, è invece ritenuta responsabile di non avere impedito le violenze del compagno contro i figli, e di non aver chiamato subito i soccorsi quando c'è stato il pestaggio che alla fine ha portato alla morte del piccolo. Del processo si occuperanno, come riporta Il Mattino, i giudici della terza sessione della Corte di Assise di Napoli.

Nel corso delle indagini è emerso che quello del 27 gennaio non era stato il primo pestaggio ma che, anzi, i bambini erano già stati picchiati e in più occasioni. È venuto fuori dalle intercettazioni che anche i vicini di casa si erano accorti del fatto che qualcosa non andasse in quell'appartamento di Cardito, in provincia di Napoli; anche le maestre della scuola frequentata dai bambini si erano accorte dei maltrattamenti, ma si erano limitate a comunicarlo alla dirigente scolastica e non c'erano state conseguenze: nessuno aveva comunicato le circostanze alle forze dell'ordine.

Le continue aggressioni sono state confermate durante un incidente probatorio in cui è stata ascoltata la sorellina di Giuseppe Dorice, anche lei vittima delle violenze. Badre era stato arrestato poco dopo la morte del bambino, Valentina Casa era invece stata arrestata l'11 aprile successivo, dieci giorni dopo il Tribunale del Riesame aveva deciso che avrebbe dovuto affrontare il processo in carcere.

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