La grande commozione ai funerali del piccolo Giuseppe Dorice, il bambino ucciso a Cardito dal patrigno Tony Essoubti Badre, ha avuto un'altra faccia, oscura, che è quella tipica di questi eventi che arrivano dopo un orrore: la ricerca spasmodica di un secondo capro espiatorio. Oggi, 3 febbraio, cosa sappiamo della morte di Giuseppe? Che è stato picchiato dal compagno della madre, questo 24enne italo-tunisino. Che l'uomo, non pago, ha picchiato anche la sorellina del piccolo, viva ma ridotta male. Che nel lasso di tempo fra le botte e i soccorsi sono passate, invano, ore.
Dunque probabilmente Valentina, la madre dei due piccoli, dovrà chiarire ai magistrati come e se ha tentato di soccorrere i suoi bambini. Ma le scene prima del funerale, davanti la chiesa di San Giuseppe a Pompei dove la donna è stata insultata e apostrofata da chissà chi, sono vergognose.
Mal che vada, è una donna che ha visto morire il figlio. Mal che vada è una donna che col carico di un matrimonio fallito e con la responsabilità di una prole, aveva tentato di rifarsi una vita. Mal che vada è una donna che non è riuscita a rifarsela e che quando ha scelto, ha scelto evidentemente un violento, vigliacco, uno capace di picchiare i bambini e probabilmente anche la madre. Un codardo, insomma. I servizi sociali, le forze dell'ordine, il sindaco di Cardito, la "gente magnifica gente" che ora parla e straparla dov'era quando si trattava di assicurare serenità ad una famiglia finita in una spirale di violenza? E davvero vogliamo dimenticare che Cardito è un posto dove purtroppo povertà e degrado sociale la fanno da padroni?
Prima di erigervi a giudici, contate fino a centomila. Perché di famiglie come quelle di Cardito sono piene le periferie d'Italia. E forse sono anche accanto casa vostra, mentre fate finta di niente.