Si chiama Armando del Re, proveniente dal quartiere delle Case Nuove, zona poco distante da piazza Nazionale e posizionata dietro le spalle di piazza Mercato, l'uomo che ha sparato, ferendola gravemente, la piccola Noemi. Parente di Vincenzo del Re, detto "a ‘pacchiana", arrestato 2011 a Secondigliano per traffico di droga e considerato uno degli esponenti di spicco del clan Di Lauro. Arrestato dalle forze dell'ordine in provincia di Siena, dove si era recato proprio per far visita al padre lì detenuto, ora dovrà rispondere dell'accusa di triplice tentato omicidio, quello di Noemi, della nonna anch'ella rimasta ferita e di Nurcaro, il vero obiettivo dell'agguato. La sua fuga è durata una settimana, da quando lo scorso 3 maggio, vestito di nero e col volto coperto da un casco è giunto in piazza Nazionale a Napoli e in pieno giorno ha estratto la pistola sparando verso il suo obiettivo, Salvatore Nurcaro.
Un'esecuzione vera e propria che però ha incontrato nel suo compimento non solo la reazione della vittima ma anche il corpo della piccola Noemi, la bambina di soli 4 anni che quel pomeriggio ha avuto la sfortuna di trovarsi sulla traiettoria dello spietato killer. Sì perché l'intenzione di de Re era presumibilmente quella di uccidere, di vendicarsi del torto subito: un movente passionale dunque il suo che però nasce e prende forma e violenza nell'ambiente camorristico.
Arrestato anche il fratello Antonio del Re
Quattro colpi di pistola sono stati esplosi dall'arma che, come si vede dalle telecamere di videosorveglianza, ha puntato verso Nurcaro che però è riuscito a fuggire pur essendo stato colpito. E così ha fatto anche del Re a bordo dello scooter con il quale era giunto in piazza Nazionale: sono state proprio quelle telecamere che hanno ripreso l'agguato a tracciare la sua fuga. Fino a Miano, dove è stata inquadrata proprio la targa dello scooter, quella targa ripresa sul luogo dell'agguato e poi ripresa ancora a circa 6 chilometri di distanza, a Nord di Napoli, nella stessa zona dove, secondo gli inquirenti, avrebbe trovato rifugio fino a qualche giorno fa.
Con lui in manette è finito anche il fratello Antonio Del Re, fermato dalle forze dell'ordine a Nola: secondo gli inquirenti gli avrebbe dato protezione e lo avrebbe aiutato in questi giorni di fuga dalle conseguenze di un gesto che comunque nasce in ambiente camorristico, così come confermato dal procuratore Giovanni Melillo in conferenza stampa. Ai due viene contestata anche la premeditazione perché insieme avrebbe organizzato l'agguato costruito nei giorni precedenti con numerosi pedinamenti.