Il clan Sarno poteva partecipare come credeva agli affari meno importanti, ma i "lavori grossi", quelli dove girano montagne di denaro, dovevano obbligatoriamente passare per il clan Contini. Parola del boss Eduardo Contini, che con questa "imbasciata" aveva messo in chiaro i rapporti tra la sua holding criminale e gli altri gruppi, legati ai Sarno e ai Mazzarella, che si stavano spingendo nelle aree del centro di Napoli. E tra i "lavori grossi" su cui il clan Contini aveva messo le mani c'erano anche le ristrutturazioni immobiliari di una cinquantina di appartamenti del Rione Luzzatti e quelli stradali intorno al Centro Direzionale che coinvolgono anche tratti della Circumvesuviana: gli imprenditori non potevano andare avanti senza versare l'obolo al clan.
È quello che emerge dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia del gruppo Casella, che racconta di un incontro con i Contini per la spartizione degli affari illeciti. La circostanza è nell'ordinanza che ha portato all'esecuzione oggi, 26 giugno, di 126 ordinanze contro l'Alleanza di Secondigliano. L'incontro risale ai primi anni Duemila, era il periodo in cui i gruppi criminali entrarono in contrasto.
Il collaboratore di giustizia racconta anche le regole che valgono quando c'è da fare un appuntamento chiarificatore, quando i vertici dei clan si devono vedere di persona per parlare di affari. Gli emissari dei Contini, dice, andarono nel territorio del clan Sarno nella zona Orientale senza preoccuparsi perché, secondo le regole della malavita organizzata, note dai tempi di Cosa Nostra, anche se c'è una guerra di camorra in atto gli ambasciatori sono intoccabili: devono tornare a casa sani e salvi dopo il vertice, altrimenti tutte le altre famiglie saranno autorizzate a chiederne conto.
In quell'incontro fu riportato il messaggio di Eduardo Contini: le attività illecite non molto importanti non erano di loro interesse, i Sarno avrebbero potuto fare come volevano, ma per quelle di rilievo nessun passo indietro: restava la supremazia dei Contini. Tra i "lavori grossi", dice ancora il collaboratore, ci sarebbero stati quelli per la ristrutturazione di circa 50 immobili del Rione Luttazzi – il quartiere reso famoso dal best seller di Elena Ferrante "L'amica geniale" – e quelli di asfalto e pavimentazione fatti intorno al Centro Direzionale e che coinvolgono anche tratti della Circumvesuviana: le ditte potevano lavorare solo se accondiscendevano alle richieste estorsive dei Contini.