Vedi Napoli e poi muori… questo detto allude al fatto che nella vita almeno una volta il capoluogo partenopeo va ammirato, perlustrato e amato in tutta la sua bellezza. Si ma basteranno 2 giorni per farlo? In sole 48 ore quanto si riesce a vedere della città? Beh molto sta proprio nella volontà e nella curiosità del visitatore che se vuole in poco tempo, può avere un esaustivo assaggio della città del sole. Il segreto sta nel non fermarsi mai, salvo che per pausa caffè e pizza beninteso, e percorrerla a piedi, tra i vicoli e le scale, le piazze e i castelli, gli scorci panoramici da mozzare il fiato e la bellezza al tramonto del suo Golfo.
Insomma non saranno forse sufficienti solo due giorni ma possono bastare quanto meno per lasciarti con la voglia di tornarci il prima possibile e intanto ecco cosa vedere a Napoli in 48 ore, seguendo i suoi colori dal giallo delle mura di tufo che la caratterizzano all'azzurro inconfondibile del mare, dal Vomero a Piazza Trieste Trento, passando per il lungomare. Un tour da Posillipo a Marechiaro tra arte di strada, storia, natura e buon cibo ovviamente.
1° giorno: giallo tufo
Sant'Elmo
Partendo dal vomero, per arrivare fino al Teatro più antico d'Europa: il San Carlo. Ma per farlo, meglio evitare di usare la funicolare, adoperando invece i piedi, sì perché Napoli è una città piena di scale che la attraversano e la raccontano. Allora una volta ammirato il magnifico panorama che si vede da Castel Sant'Elmo e dopo essere entrati tra le mura dell'ex fortezza militare che domina il quartiere collinare, non resta che prendere le scale del Petraio che partono da Via Palizzi, trionfo dell'architettura liberty, e godersi la camminata.
Street Art
Unico consiglio: percorrere le scale del Petraio, con lo sguardo rivolto al mare, che ogni gi0rno assume una sfumatura diversa. Quindi si prosegue per il Corso Vittorio Emanuele e poi per i quartieri, ammirando le opere di street art e il famoso murales di Maradona sulla facciata di un palazzo che si trova in Via Emanuele del Deo, l'opera è stata realizzata negli anni '90 ma di recente restaurata.
Teatro San Carlo
E infine sole fu. Una volta venuti fuori dai Quartieri, si arriva alla luce di via Toledo, così chiamata per via dell'occupazione spagnola in tempi di guerra e si arriva quindi poi anche in Piazza del Plebiscito dove un caffè al Bar Gambrinus è d'obbligo, così come una visita al Teatro San Carlo, il teatro più antico d'Europa, famoso in tutto il mondo e così descritto da Stendhal: "Gli occhi sono abbagliati, l'anima rapita…Non c'è nulla, in tutta Europa, che non dico si avvicini a questo teatro, ma ne dia la più pallida idea".
2° giorno: azzurro mare
Il Lungomare
Il mare finalmente dal vivo, finalmente da vicino. Se vuoi dedicare il tuo secondo giorno di permanenza a Napoli all'azzurro del suo mare, allora ci sono un paio di posti dove andare assolutamente. In primis una passeggiata sul lungomare liberato, preferibilmente durante la settimana quando ci sono poche persone è d'obbligo. E camminando, camminando, si arriva a Castel dell'Ovo, un vero castello in mezzo al mare, incredibile ma vero, dove si può entrare gratuitamente e godere del tramonto dalle sue magnifiche terrazze.
La Gaiola
Ancora, se il mare poi lo vuoi proprio sentire sulla pelle, allora concediti un tuffo alla Gaiola, l'oasi marina protetta, dove puoi concederti anche un giro in kayak e che si estende dal borgo di Marechiaro sino alla splendida Baia di Trentaremi, citata anche dal misterioso cantante Liberato nella sua canzone "Gaiola Portafortuna".
Marechiaro
In nomen omen. Marechiaro, già il nome dice tutto e quindi come non amare questo luogo? sulla riva di Posillipo è rimasto quasi come un tempo, un piccolo borgo di pescatori a picco sul mare dove si respira ancora un’atmosfera unica con ristoranti sul mare, reti ammassate e vecchi gozzi di legno. Qui si trova la celebre "Fenestella" che ispirò il poeta Salavatore Di Giacomo che nel 1885, compose Marechiaro, un componimento d’amore, pieno di trasporto, dedicato ad una donna di nome Carolina, da cui il verso: "Scetate, Carulì, ca ll'aria è doce".