Carlo Cracco potrà fare la pizza che vuole, come vuole. Non è una pizza margherita napoletana, l'abbiamo già detto e scritto a suo tempo, ma comunque gli riconoscevamo (ovviamente) il diritto di presentare ciò che voleva ai suoi clienti.
Sul prezzo no, sul prezzo forse è giusto fare un ragionamento. Una pizza a 20 euro – tanto ha pagato lo scandalizzato utente napoletano nel bistrot di Cracco in Galleria a Milano, c'è lo scontrino a testimoniarlo – è immorale. Si tratta di un piatto povero, la cui preparazione è stata addirittura riconosciuta patrimonio dell'Umanita dall'UNESCO grazie anche al fatto che si tratta di un "piatto del popolo" adatto a tutte le tasche.
Proporre una pizza a 20 euro (40mila vecchie lire!) è ridicolo se si pensa che nulla di quegli ingredienti autorizza ad un prezzo del genere. Si, è vero: non è obbligatorio mangiarla da Carlo Cracco. Ma è pur vero che lo chef potrebbe "caricare" economicamente altri piatti con preparazioni e ingredienti ben più complessi e costosi. Lasci stare la pizza. Anzi, la lasci alle mani, al palato, all'olfatto (e alle tasche) del popolo. Non è uno status symbol (e peraltro la sua è pure una ciofeca).