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Il Boss delle cerimonie e il Castello delle Cerimonie

È morto il Boss delle Cerimonie don Antonio Polese

Morto Antonio Polese, il Boss delle cerimonie, titolare de La Sonrisa e popolare personaggio tv. Aveva 80 anni. A ottobre aveva avuto un grave scompenso cardiaco. L’ultimo desiderio: tornare nel ristorante-castello di Sant’Antonio Abate. Lì sarà allestita la camera ardente. I funerali venerdì 2 dicembre alle 15.
A cura di Redazione Napoli
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Morto Antonio Polese, il Boss delle cerimonie, patron del ristorante la Sonrisa e protagonista del popolare reality tv di Realtime, ambientato nel mondo dei matrimoni trash.

Polese, 80 anni, era da tempo malato, nei mesi scorsi aveva accusato un grave scompenso cardiaco. Aveva avuto una sepsi (ovvero una forte reazione del corpo a una infezione) che aveva messo in crisi il suo organismo. E doveva sostituire una valvola cardiaca. Era stato ricoverato metà ottobre  d'urgenza all'ospedale San Leonardo di Castellammare di Stabia, poi a novembre all'ospedale Monaldi di Napoli dove erano stati evidenziati anche problemi respiratori. Come ultimo atto si è recato in una clinica di Aversa, la Pineta Grande per ulteriori accertamenti. Successivamente – a quanto si apprende da fonti della clinica – i parenti dell'uomo, sentito il medico di fiducia, visto l'aggravamento repentino delle condizioni di salute e l'impossibilità di sostenere una operazione, avrebbero chiesto alla clinica il trasferimento del congiunto a casa. Infine il decesso. A dare informazione della scomparsa del personaggio televisivo, il Corriere del Mezzogiorno. La ferale notizia è stata poi confermata dal genero dell'uomo, Matteo Giordano: «Oggi – ha scritto il manager della Sonrisa su Facebook – il nostro amato Don Antonio ci ha lasciati a causa di un arresto cardiaco. Stavolta non è andata come il nostro cuore desiderava è il castello piange la sua mancanza». La camera ardente è stata allestita nella parte privata della grande struttura ricettiva, esaudendo un esplicito desiderio dell'imprenditore vesuviano.  I funerali sono stati fissati venerdì 2 dicembre alle ore 15.

La vita di don Antonio, da Mario Merola e Gigi d'Alessio a Real Time

Antonio Tobia Polese, professione macellaio, o meglio, fornitore di carni per numerosi ristoranti della Costiera Sorrentina, famiglia numerosa, originaria di Sant'Antonio Abate, nel Vesuviano, è balzato agli onori della cronaca locale quando col suo ristorante, La Sonrisa, una vera e propria industria del matrimonio alla napoletana, immobile multisala per allestimento di cerimonie 7 giorni su 7, è diventato un punto di riferimento. Sale sfarzose addobbate di piante, arredate con legni, stucchi dorati, affreschi, fontane sfarzose. E poi una cucina tipicamente partenopea: banchetti luculliani e interminabili con fuochi d'artificio notturni. Nel 2006 perfino la squadra di calcio dell'Argentina sceglie la Sonrisa per il ritiro prima del Mondiale di calcio in Germania.

Per Polese – che nella sua vita ha anche affrontato guai giudiziari – è una lenta ascesa: il sodalizio con Mario Merola, guest star durante i matrimoni più sfarzosi, poi con Gigi D'Alessio (alla Sonrisa furono girate parti del primo film del cantante partenopeo e lo stesso Merola) e le serate televisive col pittoresco castello quale scenario dello show "Napoli prima e dopo" tutto dedicato alla musica partenopea, in onda su Raiuno. Il castello viene notato da Matteo Garrone e finisce nel film "Reality" così come nel film "Matrimonio al Sud".

Ma è il suo patron ad essere al centro dello show con quel modo di parlare particolarissimo, con l'abbigliamento sfarzoso en pendant col castello diventa protagonista ogni settimana su Real Time de "Il boss delle cerimonie" reality sui matrimoni meridionali che consegna Polese alla popolarità televisiva con puntate che raggiungono anche il 4,5% di share. La serie diventa un cult, arriva a quattro stagioni, va in onda in una trentina di Paesi, dalla Germania all’Argentina, alla Russia. Con lui la figlia Imma, il genero Matteo e altre ottanta persone pronte ad assistere ogni cliente all’insegna del motto «Non ospitiamo solo lord, trattiamo tutti da re».

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