I candidati alle prossime elezioni Regionali in Campania devono essere «puliti». Lo ripetono un po' tutti, manco vi fosse una possibilità diversa dall'ammettere alla competizione elettorale delle persone perbene e non dei camorristi, dei corrotti o dei corruttori. Tutti sbandierano il termine «impresentabili», tutti parlano delle liste «al vaglio dell'Antimafia» da Vincenzo De Luca a Matteo Salvini (quest'ultimo al momento è il vero contraltare mediatico del governatore della Campania). A questo punto, se dobbiamo ribadire l'ovvio, perché non lo facciamo anche con un altro aspetto, ovvero quello politico?
Perché nessuno chiede ai propri candidati al Consiglio regionale della Campania di dichiarare pubblicamente il loro anti-fascismo? Sarebbe curioso e sorprendente contare i rifiuti, i dinieghi, gli imbarazzi, ne sono certo. E da lì potremmo partire ad esempio con alcune valutazioni importanti ai fini elettorali.
Non sarebbe necessario nemmeno un giurista per stilare una dichiarazione d'intenti:
«Io sottoscritto Tal dei Tali, candidato col partito X dichiaro di riconoscermi nella Costituzione Italiana che vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista e dichiaro che rispetterò e la legge 645/1952 che sanziona chiunque promuova od organizzi sotto qualsiasi forma, la costituzione di un'associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure chiunque pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche».