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Opinioni

Il Mattino di Napoli: il quotidiano che ha raccontato il ventre della città

Nasce da una storia d’amore e di stima professionale, concepito dalle penne e dalle menti di Matilde Serao e di Eduardo Scarfoglio, conosce alti e bassi come il legame tra i suoi fondatori, scompare dalle edicole per sette anni ma torna per raccontare ancora gioie e dolori della città, dai trionfi di Maradona alle stragi di camorra. Ecco come il primo quotidiano del Meridione, per numero di copie e lettori, ha raccontato e racconta la città dalla carta al web.
A cura di Arianna Esposito
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Una grande, lunga storia d'amore nata dall'incontro di due penne e dal legame forte e indissolubile con la città di Napoli. Matilde Serao ed Eduardo Scarfoglio sono i fondatori del Mattino di Napoli, nato nel marzo del 1892 ma sono anche i protagonisti di un appassionato legame con la città e per la città, nonostante le origini abruzzesi di lui e per metà greche di lei. Lei, la prima donna ad avere fondato un giornale, lei la letterata, la scrittrice, lei a cui è intitolata la famosa piazzetta "Matilde Serao", allora detta Vico rotto San Carlo che infatti fu anche la prima sede dello storico quotidiano della città, da cui uscì la prima edizione del giornale che vendette subito 13mila copie e che ha raccontato e racconta attraverso le sue pagine il ventre della città, le sue pulsioni, passioni, difetti, vittorie e sconfitte: dal terremoto del 1980, al rapimento da parte delle Br dell’assessore regionale dc Ciro Cirillo, ai trionfi calcistici del Napoli di Maradona, passando per il  G7 del 1994, l’infinita emergenza rifiuti e la pagina che mai avremo voluto leggere, datata 23 settembre 1985,  quando i killer della camorra uccisero il più giovane dei cronisti del Mattino, Giancarlo Siani.

Gli inizi

Quattro pagine costruite su cinque colonne,  con il fondo solitamente a firma di Tartarin, pseudonimo di Scarfoglio. Alla Serao spettava la rubrica "Api, Mosconi e Vespe", con lo pseudonimo "Gibus" (dal nome del cappello maschile francese in voga) mentre diventava “Giuliano Sorel” quando firmava le sue inchieste sociali che portavano i lettori nei vicoli di Napoli. A tre mesi dalla fondazione il quotidiano già godeva di un pubblico numeroso: terzo giornale cittadino, dopo il Roma e il Corriere di Napoli con una tiratura di 13.000 copie.

Matilde Serao
Matilde Serao

Le grandi firme del giornale

In una Napoli di 500mila abitanti (dei quali solo 120mila sono alfabetizzati) e centinaia di giornali: tra periodici e ben 10 quotidiani con una tiratura complessiva di circa 72mila copie, la sala macchine della nascente tipografia con la rotativa Marinoni trova posto nel sottoscala assieme ai giovanissimi protagonisti dell'avventura, con i coniugi Scarfoglio, ci saranno il poeta e canzoniere Ferdinando Russo, il brillante libero docente di economia Francesco Saverio Nitti, 24 anni, accanto ad altri amici come Federigo Verdinois e Roberto Bracco e una schiera crescente di collaboratori del calibro di Carducci, Panzacchi, de Zerbi, Di Giacomo,Croce e tanti altri.

L'arresto e la ripresa

"In un regime totalitario, come deve essere necessariamente un regime sorto da una rivoluzione trionfante, la stampa è un elemento di questo regime, una forza al servizio di questo regime. In un regime unitario la stampa non può essere estranea a questa unità". Queste le parole del discorso di Mussolini, pronunciato al cospetto dei direttori di tutti i giornali, nel 1928. Chi non condivideva questo pensiero, veniva epurato e così accadde al Mattino che ricomparve nelle edicole solo dopo sette anni di assenza. Furono De Gasperi e Silvio Gava a volere un giornalista conservatore come Ansaldo alla direzione de Il Mattino, di proprietà del Banco di Napoli e quindi nell'orbita democristiana, in grado di fare concorrenza a un altro quotidiano napoletano, Il Roma, di cui era proprietario Achille Lauro.

I titoli che hanno fatto la storia

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C'erano una volta i titolisti e oggi forse ci sono ancora ma sono molti meno rispetto a prima, sta di fatto che il titolo in prima pagina del giornale è un pò il suo biglietto da visita e questo i direttori del Mattino che negli anni si sono avvicendati lo hanno capito subito. E quindi ci sono titoli, brevi, efficaci e di impatto come un buon titolo deve essere, che sono passati alla storia, tra questi quello dell'11 maggio 1987 che titolava così: "Vincenapoli", riferito al primo scudetto del Napoli o ancora lo storico "Fate Presto" riferito al terremoto in Irpinia dell'80, invocando l'urgenza dei soccorsi per chi era ancora sotto le macerie.

La storica pagina del Mattino dopo il terremoto in Irpinia del 1980
La storica pagina del Mattino dopo il terremoto in Irpinia del 1980

Il Mattino oggi

Come tutte le grandi storie d'amore, anche quella tra Scarfoglio e la Serao giunse al termine e fu così che si arrivò alla rottura sentimentale e professionale tra i due  nel 1904. La Serao fonda il quotidiano "Il Giorno" e inizia una relazione con un altro giornalista Giuseppe Natale, che sposerà poi alla morte di Scarfoglio che rimane invece alla direzione de "Il Mattino". Nel corso degli anni, il quotidiano, che oggi ha sede in via Chiatamone ma che presto cambierà sede e approderà al Centro Direzionale, ha attraversato alti e bassi.

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Il giornale ha vissuto il suo ultimo periodo d'oro negli anni Settanta-Ottanta, durante i quali la Società Sportiva Calcio Napoli, trascinata da Diego Armando Maradona, vinse il campionato italiano di calcio due volte, nel 1987 e nel 1990 (si raggiunse il record di tiratura, pari a 180mila copie). Grandi capo cronaca come Ciro Paglia e fotoreporter di razza dell'agenzia Fotosud, come Mario Siano hanno segnato la storia del quotidiano, per anni punto di riferimento indiscusso delle notizie all'ombra del Vesuvio. Il tutto, fino alla situazione attuale, con l'attuale direttore Alessandro Barbano, in cui alla versione cartacea, dal 2008, è affiancata anche quella online per adeguarsi al cambiamento dell'informazione.

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