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iNapoli: la tecnologia Apple e la fantasia di Napoli faranno il botto?

Steve Jobs non è nato a Napoli però il suo successore, Tim Cook, la sceglie per realizzare un centro europeo Apple. Non siamo la Silicon Valley, ma in un mare di contraddizioni c’è forse qualcosa che attira l’innovazione e le capacità. Intorno a tutto ciò, c’è la politica, con due ‘storytelling’ sulla città che si scontrano, quelli di Matteo Renzi e Luigi de Magistris.
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Nel 2011 il giornalista napoletano Antonio Menna, scrisse un post popolarissimo, poi diventato libro: "Se Steve Jobs fosse nato a Napoli". Raccontò di come sarebbe stato impossibile, per il creatore di Apple, realizzare il sogno della mela morsicata all'ombra del Vesuvio. Cinque anni dopo, incredibilmente, proprio a Napoli Tim Cook, il successore di Jobs alla guida del colosso di Cupertino, sceglie Napoli per un centro europeo di sviluppo delle sue applicazioni.

Non abbiamo il garage di Jobs e Steve Wozniak, non siamo la Silicon Valley, non abbiamo il sogno americano. Ma nel Golfo baciato dal mare e da un mare di contraddizioni c'è, probabilmente, un altro tesoro che vale la pena di tutelare. C'è l'inventiva e la fantasia, c'è la passione e la capacità, un ‘design sentimentale‘ che forse, chissà, sarebbe piaciuto all'inventore della Apple e di Pixar.

Poi capiremo quali sono le vere ragioni dell'arrivo a Napoli di Apple. Nel frattempo, godiamocela.

C'è poi un altro elemento, non di poco conto, più politico e legato anche alle elezioni Comunali 2016 di Napoli. Lo sintetizza (ovviamente a suo vantaggio) Francesco Nicodemo, uomo della comunicazione di Palazzo Chigi. Matteo Renzi con le quattro mosse degli ultimi mesi: Apple a Napoli, Cisco (colosso del networking) a Scampia con una Academy, soldi per la bonifica di Bagnoli, rilancio e potenziamento della struttura a sostegno degli Scavi di Pompei, «cerca di cambiare lo storytelling secondo cui – dice Nicodemo – il suo governo sia poco attento nei confronti di Napoli e del Sud».

A giugno ci saranno elezioni particolarmente complesse e Napoli, per volontà del suo sindaco, Luigi de Magistris, è diventata avamposto dell'antirenzismo in Italia con la frase "Comune derenzizzato" che tanto piace al sindaco partenopeo e ai suoi supporter. Vedremo nel corso di questi mesi quale vincerà, se lo storytelling della città meridionale orgogliosa, resistente e tradizionale o quello della città flessibile, globalizzata e proiettata verso una modernità comunque non priva di contraddizioni.

In entrambi i casi ci si augura che a vincere sia Napoli. Ovvero che almeno un terzo delle promesse di questi mesi si tramuti poi in realtà.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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