La camorra ha votato alle Elezioni Politiche del 4 marzo 2018? La questione non è così semplice: in questi giorni di acceso scontro tra fazioni politiche, c'è chi si interroga se, nelle zone di Napoli, Caserta e relative province la longa manus della malavita organizzata abbia favorito o meno qualcuno. E siccome in molte aree, soprattutto quelle della periferia partenopea, è cresciuto a dismisura il voto per il Movimento Cinque Stelle ecco servita la polemica su un piatto d'argento, mossa soprattutto da coloro che il M5S non l'hanno votato. La domanda tuttavia è legittima e per tentare di rispondere – posto che certezze non ve ne sono, nemmeno per la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che sulla politica non si è mossa prima delle Elezioni, se non a seguito dell'inchiesta giornalistica Bloody Money di Fanpage.it – bisogna fare un piccolo passo indietro.
Alle Politiche 2018, a differenza delle ultime elezioni Regionali e Comunali in Campania non è stato sollevato in maniera decisa il problema dei candidati impresentabili, tant'è che nelle liste, da Pd a Forza Italia, sono passati quasi sotto silenzio rispetto agli anni precedenti i ‘soliti casi' di politici indagati o a processo. Questo c'entra relativamente con eventuali flussi di voto inquinato, ma dice qualcosa sui criteri di scelta e sul mutato clima in questi mesi.
L'ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia parla di camorra che nel rapporto con la politica si distingue per «una maggiore “elasticità”». In anni precedenti era a stata sottolineata la circostanza «che il legame con esponenti politici si era negli anni concretizzato con la candidatura di affiliati alle elezioni amministrative, evidenziando come la camorra non avesse “colore” politico». In sintesi: la camorra quando non punta su un suo ‘cavallo', sostiene tutti gli schieramenti in cui individua possibilità di infiltrazione.
Nel rapporto tra malavita e politica Dia individua due tipi di condotte: attiva e omissiva. La prima, spiegano gli investigatori «risponde al primario interesse di ottenere e far ottenere dei vantaggi, legati innanzitutto alla possibilità di assegnare commesse pubbliche a imprese mafiose di riferimento, attraverso il controllo di un Ente locale. Un processo di infiltrazione meticolosamente costruito sin da prima delle elezioni, attraverso legami di diversa natura».
La condotta omissiva, invece, è ad esempio quella che viene portata avanti «da alcuni amministratori pubblici, specie con riferimento all’occupazione di alloggi popolari o abusivi». Insomma, un legittimare le azioni criminali semplicemente senza perseguirle efficacemente. «A questo tipo di condotte deve però corrispondere – nella logica mafiosa – anche un contesto sociale che tende ad accettarne, se non a favorirne la presenza» spiegano gli investigatori dell'Antimafia. «In tali casi è evidente lo scopo delle organizzazioni di legittimare l’operato di amministratori corrotti ed asserviti a logiche criminali, che hanno comunque la necessità di mantenere un bacino elettorale favorevole».
Dunque, la prima domanda: chi poteva garantire a questo giro alle organizzazioni malavitose azioni attive oppure omissive, dunque vantaggi oppure il classico ‘chiudere un occhio' su determinate dinamiche? Possiamo dare una risposta: candidati con legami o in prima persona con incarichi nella politica locale, cioè Comuni, Regioni, Aree metropolitane. Perché è nelle istituzioni locali che si decidono i piccoli, medi e grandi affari che fanno gola ad una camorra sempre più atomizzata e ridotta a gang (lo dice l'ultima relazione dei Servizi segreti italiani).
La seconda domanda è la seguente: cosa c'è che fa gola, oggi, in Campania? Hic et nunc il sogno delle organizzazioni malavitose è entrare nell'assegnazione degli appalti grazie alle aderenze con la politica. Come? Lo spiega la Direzione Antimafia nel suo rapporto di fine 2017: «La fase preelettorale diventa, così, prodromica alla possibilità di poter pilotare l’assegnazione degli appalti, rispetto ai quali si colgono delle significative ricorrenze sia in ordine alle procedure adottate che alla tipologia. Rispetto alle prime, tutte le consorterie hanno utilizzato indistintamente il sistema dell’affidamento diretto dei lavori (in molti casi giustificato con ordinanze di somma urgenza) ad un ristretto numero di ditte, con elusione dei principi di trasparenza. Si tratta dell’escamotage più immediato per favorire, attraverso la corruzione dei pubblici funzionari, le imprese mafiose, altrimenti escluse dalle normali procedure di assegnazione».
Emergenza; somma urgenza; fase pre-elettorale. Se mettete in fila questi scenari, per vedere cosa succede ora vi basta usare mezz'ora per guardare le prime tre puntate dell'inchiesta Bloody Money di Fanpage.it. Si spiega come, la gestione delle ecoballe stoccate sul territorio campano, tutte da smaltire e come i fanghi dei depuratori, pure da smaltire, rappresentino il vero business da infiltrare.
Si legge nella relazione finale 2017 della Commissione parlamentare sul ciclo dei rifiuti: «Sono risultati esposti al condizionamento mafioso [gli appalti ndr.] preposti all’urbanistica, alla pianificazione e alla gestione del territorio, all’edilizia, agli affidamenti di servizi e di lavori pubblici. Circa la tipologia degli appalti affidati, nella quasi totalità dei Comuni analizzati, oltre ai lavori di manutenzione delle strade, ricorrono quelli relativi al settore della raccolta, dello stoccaggio, del trasporto e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani, i quali, alla luce di tali evidenze, dovrebbero essere sottoposti ad ancora più stringenti procedure di controllo preventivo».
Dunque, stando così le cose, l'identikit dell'ipotetico politico che la camorra avrebbe dovuto votare, finanziare, far votare, corrisponde ad un candidato (o ricandidato) con solida base territoriale e soprattutto incarichi elettivi in essere o quanto meno legami forti con enti locali, ruoli commissioni di controllo, e capacità di controllo di società pubbliche nel settore ambientale della Campania.
Una volta tracciato questo identikit risulta più agevole immaginare chi abbia o meno un ruolo del genere in Campania. Ai magistrati della Procura di Napoli il compito scrivere in calce a questo ritratto uno o più nomi e cognomi.