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Opinioni

La notte dei carabinieri passata a salvare la vita ad un ragazzo che voleva suicidarsi

È notte sull’Asse Mediano, la lingua d’asfalto che costeggia i paesi a Nord di Napoli. Un uomo penzola nel buio su un viadotto, vuole morire. Prima di farlo, quel che resta dell’istinto di sopravvivenza gli suggerisce di chiamare il 112. È quel gesto che gli salva la vita. Da quel momento i carabinieri, prima al telefono e poi arrivando lì, lo convincono a non buttarsi di sotto. Uno dei due militari si affianca a lui e parlando, gli spiega che la sua vita ha ancora un senso e non è giusto farla finita.
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Non sappiamo cosa gli hanno detto, non sappiamo quali parole hanno usato. Sappiamo soltanto che ieri notte, sull'Asse Mediano, la lingua d'asfalto che taglia l'area a Nord di Napoli, c'era una vita che penzolava dal ciglio di un ponte alto 15 metri. Un uomo, un ragazzo di 28 anni, aveva chiamato il 112, il pronto intervento dell'Arma dei Carabinieri, in evidente stato di alterazione, annunciando l'intenzione di togliersi la vita.

Aveva chiamato "il nemico", l'aspirante suicida, che coi carabinieri aveva avuto a che fare, ma per altre questioni, finendo con l'essere un pregiudicato, addirittura un sorvegliato speciale.  E così, nella notte che tutto è fuorché tenera alla Fitzgerald, tra Frattamaggiore e Arzano, le gazzelle scure si sono messe in moto e sono arrivate sul luogo. Nel frattempo, l'uomo era rimasto al cellulare con l'operatore del 112 che con delicatezza ha iniziato a chiedere il perché di questo buco nero, le ragioni di questo malcontento che arriva a superare perfino l'istinto di sopravvivenza, inducendo un uomo a tentare di farla finita.

L'Asse Mediano è lungo e su alcune uscite è spesso trafficato nelle notti del fine settimana. Le luci gialle al sodio della superstrada che di ‘super' non ha proprio niente fanno a cazzotti col blu dei lampeggianti che insieme alle sirene sono accesi per arrivare prima e sperare di non trovare il peggio. Quando arrivano, la vita è ancora in bilico ma non è avvenuto l'irreparabile. Uno dei due militari tiene la situazione sotto controllo e comunica con la centrale, l'altro scende dall'auto, si avvicina al ragazzo e inizia a parlargli. Parlare con una persona che in un momento può togliersi la vita significa tentare di ottenere la sua fiducia in pochi momenti: non si possono sbagliare le parole, non si può essere troppo duri ma allo stesso tempo occorre far capire che la scelta non è quella giusta, per niente.

Il ragazzo penzola nel buio, si sentono solo le auto che sfrecciano alle loro spalle in una notte che sicuramente nessuno dimenticherà facilmente. Il carabiniere è pure un ragazzo, solo che sta dall'altra parte. Ha scelto di stare dall'altra parte, quella della legge, ha scelto una vita quasi sempre lontana da casa e del tutto diversa da quella del ventottenne sorvegliato speciale e aspirante suicida nel buio nero di un sabato sera fuori Frattamaggiore. Però pur di salvarlo, per una volta, si siede dalla sua parte, quella di tutti i torti possibili, quella di una vita difficile. Quindi il militare oltrepassa il guardrail e penzola anche lui nel buio. I due parlano, dura tanto o poco tempo non si sa: dura il giusto, perché il ragazzo si alza e accetta di farsi portare in ospedale e sottoporsi alle cure mediche necessarie per i suoi disturbi psichiatrici. I carabinieri tornano in caserma. Non sono "scattate manette", non ci sono stati "brillanti arresti", hanno salvato una vita disperata. La serata è finita, almeno per ora.

Carabinieri al lavoro in strada, foto di repertorio
Carabinieri al lavoro in strada, foto di repertorio
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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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