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È morto Carmine Spadafora, lutto nel giornalismo napoletano

Il giornalismo napoletano dice addio ad un cronista di razza: è morto Carmine Spadafora, per quasi un quarto di secolo corrispondente del quotidiano Il Giornale e prima ancora giornalista del Roma e del Giornale di Napoli. Decine i messaggi di cordoglio da colleghi di ogni generazione. L’Ordine dei giornalisti: “Scompare un collega sempre attento alle vicende della professione”
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Ogni volta che un cronista vero ci lascia è come spegnere l'altoforno di una acciaieria. Sarebbe contento del paragone, particolarmente "sul pezzo", visti i tempi, Carmine Spadafora, morto oggi  all'età 63 anni dopo una lunga malattia. Giornalista professionista dal 1988, per un quarto di secolo Carmine Spadafora è stato corrispondente da Napoli per il quotidiano Il Giornale; prima ancora aveva lavorato per Il Roma, il Giornale di Napoli e l'agenzia di stampa Adnkronos. Carattere burbero solo all'apparenza, Carmine era cresciuto alla scuola della cronaca nera napoletana delle guerre di camorra seguite sul posto, quella degli Orazio Mazzoni e dei Salvatore Maffei, delle fumose sale stampa, dei "giri di nera" la mattina presto e la sera tardi, pronto a coprire la prima o l'ultima notizia del giorno.

Per la reputazione di cui godeva Carmine Spadafora nell'ambiente, parlano le decine di messaggi rapidamente susseguitisi l'uno dopo l'altro sul suo profilo Facebook alla notizia della morte: più generazioni di cronisti napoletani uniti nel saluto ad un collega stimato e che probabilmente al giornalismo ha dato di più di quanto avesse ricevuto. Molto disponibile a spiegare "il mestiere" ai colleghi più giovani – chi scrive, quasi vent'anni fa, ne ebbe prova – Carmine proiettava ogni aspetto della sua vita, anche quella privata, in funzione del lavoro. Ne è testimonianza una clamorosa inchiesta giornalistica che molti anni fa scoperchiò magagne sulle dialisi e sui trapianti di reni: egli, trapiantato, scrisse basandosi su esperienze vissute anche sulla propria pelle.

Poche grandi passioni, una di queste era l'Inter: grande tifoso della Beneamata – e grandissima memoria storica del calcio che fu – faceva infuriare i suoi colleghi partenopei appassionati del Napoli: quando sapeva che in città c'erano altri cronisti di fede nerazzurra appena li incontrava si presentava e ripercorreva i favolosi anni del Triplete e quelli ancor più gloriosi di Bonimba e Giacinto Facchetti.

Del suo mestiere amava spiegare che, tecnologie o meno, il succo non cambia: bisogna andare sui posti e verificare. Agli aspiranti cronisti della Scuola di giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa rispose così alla domanda: "Com'è cambiato il lavoro d'inchiesta con l'avvento di internet"?

La tecnologia può aiutare, ma non è la soluzione. La Rete è uno strumento in più per fare giornalismo, può aiutare ad ampliare le idee riguardo all'argomento sul quale si sta lavorando, ma non di più. Le informazioni che provengono da internet, inoltre, vanno sempre e comunque verificate, per cui, il giornalismo d'inchiesta resta sempre lo stesso.

Il presidente dell'Ordine nazionale dei giornalisti, Carlo Verna, ed il presidente dell'Ordine regionale della Campania, Ottavio Lucarelli, hanno espresso il cordoglio per la prematura scomparsa del cronista napoletano, Carmine Spadafora. "Oggi scompare un validissimo collega, un cronista di razza – dicono Verna e Lucarelli – e un professionista sempre attento alle vicende della professione".
Anche l'amministrazione comunale di Napoli con  una nota "esprime profondo cordoglio per la scomparsa di Carmine Spadafora, attento cronista che con professionalità e grande competenza ha raccontato per decenni la storia della città'"

I funerali di Carmine Spadafora si celebreranno mercoledì 20 novembre a Napoli alle ore 12, nella Chiesa dell'Immacolata in Piazza dell'Immacolata all'Arenella.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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