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Napoli, il dizionario segreto dei ladri sui treni: da Baitare a Perepeppè

La banda di ladri smantellata dalla Polfer di Napoli comunicava con una sorta di parlesia, una versione adattata dell’antica lingua segreta nata tra i musicisti napoletani. Per parlare apertamente senza farsi capire dagli esterni al gruppo usavano termini inventati con cui indicavano le forze dell’ordine e pianificavano i colpi.
A cura di Nico Falco
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Comunicare informazioni riservate davanti a tutti, ma facendo in modo che il messaggio venga compreso soltanto dal destinatario. Per riuscire a comunicare senza temere di essere ascoltati, perché anche in quel caso non sarebbero stati capiti, i ladri della Circumvesuviana di piazza Garibaldi avevano elaborato un sistema che non era fatto solo di parole in codice, ma di verbi e sostantivi, preso in prestito dall'antica parlesia dei musicisti napoletani.

Il concetto è semplice: se il nemico non può capirti, non può prevedere le tue mosse; o, in questo caso, arrestarti. Un po' come succedeva per Enigma, la macchina elettro-meccanica che usavano i soldati tedeschi durante la Seconda Guerra Mondiale per scambiarsi informazioni e ordini: gli Alleati potevano anche intercettare i messaggi, ma prima di trovare la chiave di cifratura sarebbero stati inutili.

Le manette sono scattate alla fine delle indagini della Polfer di Napoli: agli arresti, tra carcere e domiciliari, 8 persone, accusate di aver messo in piedi un gruppo organizzato e stabile con tanto di divisione in ruoli, mutuo soccorso nel caso alcuni di loro non avessero potuto prendere parte ai colpi e con gergo segreto per parlarsi nel caos della stazione senza paura di essere capiti dalle forze dell'ordine.

La parlesia di musicisti e criminali

La parlesia era nata negli ambienti della musica napoletana, come insieme di parole da utilizzare per parlare in pubblico con la normale sintassi ma senza farsi capire dagli altri; poteva comprendere solo chi "appuniva ‘a parlesia", ovvero la comprendeva: nel gergo, il verbo "appunire" aveva un significato positivo anche se non bene specificato, e si contrapponeva a "spunire".

Il tipo di linguaggio era stato "adottato", con opportuni accorgimenti, anche dalla malavita. Lo usavano, nella loro versione, i contrabbandieri di Santa Lucia, quando andavano a scaricare le casse di sigarette dalla "mamma", ovvero la nave che si fermava al largo col carico, e anche altro tipo di criminali, quando dovevano recuperare qualche coscia ‘e cavallo, ovvero dei mitra.

La banda di borseggiatori della Circum

Nel caso della banda della Circumvesuviana, i ladri avevano trovato modi per accordarsi per i furti ma anche per indicare le forze dell'ordine e mettersi in guardia tra loro. Quando un colpo era riuscito, si diceva che il borseggiatore aveva "fiorato", ovvero il lavoro era andato bene, come se fosse sbocciato un fiore. La fiala e le cartoline, rispettivamente, erano le banconote da 100 euro e le carte di credito che si trovavano nel "pantofolo", cioè nel portafoglio della vittima. Il treno, ovvero il luogo dove effettuavano i furti, veniva chiamato "‘o currente" e per le operazioni di controllo della zona e delle vittime c'era il verbo "baitare".

Per riferirsi alle forze dell'ordine e a quelli a cui stare attenti avevano trovato altri nomi: la "nera" e la "nerissima" erano la Squadra Investigativa della Polizia di Stato e quella della Polfer, i "Perepeppè", come il suono della tromba, erano i militari dell'Esercito che presidiano le stazioni. La "mulignana vestuta", cioè la melenzana vestita, erano le guardie giurate.
Per gli agenti che lavoravano in stazione, infine, c'erano soprannomi: ‘o mellone era un poliziotto calvo, Savastano era quello che vagamente somiglia a don Pietro Savastano di Gomorra e poi c'era Strimm, dalla storpiatura del cognome dell'agente. Tutti "uocchie stuorte", che li guardavano cioè con diffidenza, e che alla fine li hanno arrestati.

Il dizionario dei ladri

  • Fiorato: aver portato a termine il furto, ovvero aver “colto il fiore del proprio lavoro”;
  • Cartoline: le carte di credito presenti nei portafogli rubati;
  • Fiala: sinonimo di banconota da 100 euro;
  • ‘O Currente: il treno elettrico che corre;
  • Baitare: verbo con cui si intende sorvegliare da vicino la zona e le vittime;
  • ‘O pantofolo: il portafogli;
  • ‘O lavoro: il furto consumato.
  • O pantofolo: il portafogli.

Analogamente, con riferimento alle Forze dell’ordine, gli arrestati usavano termini specifici:

  • Madama: Forze di Polizia;
  • A nera: squadra investigativa;
  • A nerissima: squadra investigativa Polfer di cui avevano il fiato sul collo;
  • Mulignana Vestutaovvero melanzana vestita-: Guardie Particolari Giurate;
  • Perepeppèovvero suono di tromba– : Militari in servizio per l’Operazione Strade Sicure.

Ed ugualmente avevano coniato dei soprannomi per alcuni poliziotti:

  • ‘O mellone: l’agente calvo;
  • Savastano: il poliziotto dalla forte somiglianza con Genny Savastano, il personaggio della serie tv Gomorra;
  • Strimm: dalla storpiatura del cognome dell’agente;
  • Uocchie stuorte:  – occhi storti – l’agente che li guardava in maniera diffidente e severa.
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