I furbetti del cartellino all'ospedale Cardarelli di Napoli ci sono sempre stati. E sempre ci saranno, verrebbe da dire leggendo le ultime notizie su medici, infermieri e impiegati indagati perché truffavano il sistema di presenze dei marcatempo (addirittura una donna faceva timbrare il cartellino al figlio dodicenne). Basta andare indietro di pochi anni, nel 2015, per ricordare il caso dei centralinisti: invece dei tre centralinisti previsti per ogni turno ne rimaneva in servizio solo uno il quale, per coprire i colleghi assenteisti, si metteva anche in straordinario guadagnando fino a oltre tremila euro al mese.
Li chiamiamo "furbetti", sembra quasi un vezzeggiativo una cosa ‘e niente per dirla con Eduardo. In realtà sono coloro che fanno il danno più grande alle strutture ospedaliere, rendendole agli occhi degli utenti un luogo di perpetua fregatura, un posto in cui ognuno pensa ai fatti suoi e ‘si salvi chi può'.
Ma quanta gente, all'ospedale Cardarelli o al San Giovanni Bosco (che oggi chiamano «l'ospedale della camorra») o al Loreto Mare quotidianamente, in mezzo a tante difficoltà, alla mancanza di mezzi e personale, alla tensione che spesso nei pronto soccorso sfocia in aggressioni ai danni di medici, paramedici e portantini, lavora senza soluzione di continuità, senza truffare niente e nessuno e magari per stipendi nient'affatto prestigiosi, nonostante abbia specializzazioni e competenze?
Dovrebbero essere loro, dirigenti, impiegati, primari, medici, infermieri, barellieri onesti e perbene i primi a ribellarsi. Perché quando sarà totale la sfiducia fra struttura ospedaliera e cittadini-pazienti finiranno anche loro nel calderone. Onesti, ma ignavi: anche per chi ha visto tutto ed è rimasto zitto c'è l'inferno.