Giubbotto antiproiettile, semiautomatica, cappellino "salvavita" calato sulla testa. Alla Sanità le stese si fanno così, schizzando tra i vicoli pistola alla mano, sparando contro il cielo e contro i palazzi, ma con tutte le precauzioni per evitare che una di quelle schegge impazzite ferisca proprio chi ha premuto il grilletto. Il “kit della stesa” si arricchisce di un nuovo elemento: non solo i giubbotti antiproiettile, o i mephisto a coprire il volto: ora c'è anche il cappello, per proteggere la testa di chi spara. Lo hanno scoperto i carabinieri in una mansarda di via Santa Maria Antesaecula, nel rione Sanità; la zona è quella di influenza del clan Sequino, obiettivo dell’operazione di qualche giorno fa, quando sono state eseguite circa trenta ordinanze contro capi storici, che comandavano dal carcere, e gregari, ricostruendo la guerra contro i Vastarella e molti degli episodi dietro le “stese”.
Gli accessori erano nascosti tra ciarpame e mobili vecchi, in due buste. In una c’erano due giubbotti antiproiettile. Nell’altra, un cappellino antinfortunistico: sembra un berretto classico da baseball, ma sotto la fodera c’è una imbottitura e dei sacchetti di sabbia che fanno da barriera: utile se qualche frammento di ogiva dovesse rimbalzare sulle sui muri e tornare come un boomerang.
Poco distante, in un muro nei pressi del condominio, i militari della Compagnia Stella hanno trovato anche il nascondiglio delle armi, protetto da un mattone traballante: dietro c’erano due sacchetti con 12 cartucce calibro 9×21 e 8 calibro 7,65.