Quella notte, nelle celle di Poggioreale, erano rinchiuse 1900 persone. Duemila se contiamo anche gli agenti di custodia. Quando tutto iniziò a tremare, quando al sinistro scricchiolio della pietra si aggiunse il clangore delle porte di ferro, il carcere più antico e affollato d’Europa diventò una polveriera e, nel giro di poco, esplose: il terrore dei reclusi fece molto, la camorra aggiunse il resto. La conta si chiuse con tre morti, sette feriti, trasferimenti in massa: di chi aveva soffiato sul fuoco e di chi aveva solo avuto paura. Era il 23 novembre del 1980, quando la terrà tremò e tutto si trasformò in un prima e in un dopo. Come l’11 settembre. Come l’emergenza sanitaria di queste settimane. Questa volta il fronte non è solo Poggioreale ma l’intero universo carcerario italiano: tra 60/63 mila reclusi in condizioni precarie, quindicimila dei quali (stima contenuta in un report del Dap del 2018) ormai a fine pena e quindi nelle condizioni di poter chiedere la liberazione anticipata, i domiciliari, l’affidamento in prova ai servizi sociali.
Il 12 per cento dell’universo carcerario italiano si trova in Campania. Sono 7468 (dati del ministero della Giustizia al 31 gennaio 2020) i detenuti nei quindici istituti penitenziari della regione, compresi il femminile di Pozzuoli e l’Icam di Lauro, la struttura che ospita le detenute madri. La capienza regolamentare è di 6148 posti, il sovraffollamento medio è del 20 per cento, in linea con il resto del Paese.
Nel carcere più grande e importante, il “Salvia” di Napoli-Poggioreale, i detenuti sono 2151, cinquecento in più della capienza regolamentare e duecento in più della tragica notte del terremoto. A Secondigliano sono quasi 1500, la capienza è di 1020 posti. A Pozzuoli il sovraffollamento è del 50 per cento: 154 detenute, 109 posti.
Non sta meglio Benevento: 261 posti, 420 detenuti. In provincia di Caserta in regola Carinola, con 557 posti e 427 detenuti, e il padiglione psichiatrico: 272 posti, 192 detenuti. Per il resto: ad Arienzo 58 posti e 76 detenuti, a Santa Maria Capua Vetere (carcere la cui vicinanza all’impianto di smaltimento dei rifiuti e la mancanza di acqua comporta sistematiche condanne della Cedu) 818 posti e 986 detenuti.
A Salerno, su 394 posti regolamentari ci sono 544 detenuti. Nel piccolo istituto di Vallo della Lucania i reclusi sono 55, i posti 40. A Eboli, 54 posti, 36 detenuti. Più contenuti in disagi in provincia di Avellino: 902 posti suddivisi tra Ariano Irpino, Avellino e Sant’Angelo dei Lombardi, 998 i reclusi. L’Icam di Lauro, come detto riservato alle detenute con figli piccoli, solo 6 le ospiti a fronte di una capienza di 35 posti.