Non succede niente perché non succede niente, perché dobbiamo pregare Dio che non succeda niente.
Nessuno farà fuoco e fiamme perché non conviene. Però abbiamo crocifisso gente che andava al supermercato, in chiesa, che piangeva un morto. Ieri tutto questo è saltato miseramente: è saltato tutto il piccolo equilibrio di distanziamento e regole che ci sta assillando da tre mesi, anzi quattro. Non era difficile da prevedere, era impossibile da gestire, una volta avvenuto.
Da giorni abbiamo segnali schizofrenici: da una parte qualcuno dice che bisogna tornare alla normalità totale, dall'altra c'è chi dice che la battaglia contro il Covid-19 non è ancora finita e anzi durerà a lungo, riprenderà dopo l'estate. Ieri a Napoli migliaia di persone hanno rimosso il problema e hanno fatto come se avessimo scherzato scendendo in strada, senza mascherine, senza distanziamento sociale, senza che nessuno le fermasse, soprattutto.
Era tutto prevedibile ma nessuno li ha fermati: la folla non si ferma. Non succede niente. E non succederà niente perché siamo in campagna elettorale. E perché lo sport non si tocca, soprattutto ‘o pallone.
Ma oggi ci si sente un po' stupidi a fare una fila per prendere una metropolitana, ad attendere ore nell'ambulatorio di un ospedale, a prenotare la panchina per una messa, a rinunciare al teatro e al cinema sia da utenti che da addetti al lavori. Ci si sente un po' stupidi a immaginare un'estate a casa per paura delle spiagge piene, a sapere che non si andrà a scuola fino a settembre (speriamo non oltre).
Insomma, dopo ieri a Napoli chi rispetta le regole per l'ennesima volta ha la sensazione di essere un cretino.