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Salvini si difende: “Mi baciano la mano? Dovevo mettergli due dita negli occhi?”

Matteo Salvini dopo il clamoroso baciamano di un supporter ad Afragola (Napoli) si difende dall’accusa dell’ostentazione di potere: “Che dovevo fare, mettergli due dita negli occhi? Finché la sinistra mi attacca per questo noi governiamo per 30 anni”. Ma del gesto parla anche don Maurizio Patriciello, parroco della Terra dei fuochi: ” se tra la folla un uomo qualsiasi sente l’impulso di baciargli la mano pur non condividendo il gesto, lo capisco”.
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Il leghista vicepremier e ministro Matteo Salvini si difende dalle accuse di clientelismo ed ostentazione del potere politico dopo il clamoroso ‘baciamano' di un uomo in quel di Afragola, Napoli, avvenuto venerdì scorso: "Uno mi bacia la mano? Che dovevo fare, mettergli due dita negli occhi?" dice parlando da Vasto, in Abruzzo: "Finché la sinistra mi attacca per questo noi governiamo per 30 anni", per poi ironizzare con gli abruzzesi:  "Oggi  nessuno si azzardi a baciarmi le mani, anche se le ho lavate prima di venire qua".

L'uomo del baciamano, intervistato da Fanpage.it ha spiegato il perché delle sue ragioni. Francesco, venditore di calzini ambulante, residente nel degradato rione Salicelle di Afragola, l'ha definito "un gesto d'amore". "Non ho mai visto una persona così e che per me è brava", ha spiegato ai microfoni di Fanpage.it, "Qua siamo tutti disoccupati, non si può vivere così. Io faccio l'ambulante, vendo solo calzini. E lui non mi ha dato niente, io ho chiesto solo di avere il reddito di cittadinanza. Io ho votato anche Pina Castiello, il padre abita qua vicino e mi dicevano "non ti preoccupare, ti fanno avere il reddito di cittadinanza". Ho votato anche Luigi Di Maio, e penso che Salvini sia un bravo governante, e che Dio lo benedica",

Sul gesto e la visita del leader leghista è intevenuto anche don Maurizio Patriciello, il prete della ‘Terra dei fuochi', commentando su Avvenire l'episodio: "Rigetto qualsiasi baciamano che non sia dettato dall'amore" ma "non me la sento di unirmi al coro degli indignati verso coloro che hanno accolto esultanti il ministro dell'Interno ad Afragola". "Non vorrei sbagliarmi ma credo che sia la prima volta – sottolinea il sacerdote che conduce tante battaglie per la legalità – che un ministro dell'Interno mette piede ad Afragola, questo è un fatto e i fatti sono più duri delle pietre". "In un paese dove lo Stato è rimasto assente per tanti anni, dove il clan egemone (i Moccia ndr.) controllava tutto, dove non si muoveva foglia che il clan non voleva, la visita del ministro dell'Interno è più importante di quanto ‘da lontano' si possa credere. E se tra la folla un uomo qualsiasi sente l'impulso di baciargli la mano – conclude il prete – pur non condividendo il gesto, lo capisco".

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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