Ucciso nella faida di camorra, si chiude il cerchio sulla morte dell’innocente Galletta
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All'agguato per punire il meccanico Luigi Galletta prese parte anche Ciro Contini, nipote del boss Eduardo, inquadrato tra le fila del clan Sibillo. È quello che emerge dall'ordinanza che stamattina, 9 marzo, ha portato in cella 11 persone, su cui pesano gravi indizi di colpevolezza per associazione mafiosa, omicidio, detenzione e porto illegale di armi, comuni e da guerra, e ricettazione.
Il nome del nipote di ‘o Romano era già circolato negli ambienti investigativi, ma fino non erano stati raccolti elementi tali da collegarlo direttamente a quell'omicidio; il raid era stato una ritorsione, perché il giovane non li aveva aiutati a rintracciare suo cugino, Luigi Criscuolo, che era invece legato ai Buonerba.
Era il periodo in cui la faida tra i Sibillo e i Buonerba imperversava con la massima ferocia, e i componenti dei due gruppi si combattevano a colpi di agguati. Ma Galletta, che era estraneo a logiche di camorra, non frequentava quel cugino né sapeva dove si fosse nascosto. Prima lo picchiarono e tre giorni dopo, il 31 luglio 2015, lo uccisero.
L'ordinanza di custodia cautelare notificata oggi dalle forze dell'ordine a Ciro Contini riporta l'accusa di omicidio, con l'aggravante della premeditazione e di aver agito per favorire un clan; ad incastrarlo sarebbero stati due particolari: i tatuaggi e il fatto che è mancino. Sarebbe lui il killer ripreso dalla videosorveglianza mentre fa fuoco contro il giovane meccanico.
L'altro sicario che prese parte a quell'agguato è stato identificato come Antonio Napoletano, detto ‘o Nannone, 22 anni, che all'epoca dei fatti aveva solo 17 anni ed è stato condannato dal Tribunale dei Minori di Napoli a 18 anni di carcere.