Oggi Raffaele Perinelli avrebbe compiuto 22 anni. Avrebbe perché lo scorso 7 ottobre "Lello", giovane promessa del calcio napoletano, è morto dopo essere stato accoltellato al termine di una lite, a Miano. Oggi, a 5 mesi di distanza la famiglia del giovane continua a chiedere giustizia.
Proprio per questo il 7 aprile, sul campo dell'Arci di Scampia alle 16 si disputerà una partita in onore del terzino sinistro classe '97. La cantante Angelica Borrelli canterà una canzone scritta per ricordare il giovane. A benedire il calcio d'inizio tra le squadre composte dagli amici del giovane, sarà il parroco di Caivano Don Maurizio Patriciello. E proprio Don Maurizio pochi giorni dopo la morte di Lello Perinelli, affidò a un lungo editoriale sul quotidiano "Avvenire", che proprio oggi ha riscritto in un post sulla sua pagina facebook, la sua preghiera non solo per Perinelli ma anche per il 31enne che lo ha accoltellato. Una sorta appello contro la violenza.
"Il mistero, scrive Don Maurizio, è durato solo poche ore. Non è stata la camorra a uccidere Raffaele Perinelli, come già fece con suo padre. Era ancora un bambino allora, Lello. Quanta sofferenza nella sua famiglia, quanti lutti, quanta morte. Raffaele è stato ucciso per un banalissimo motivo: una lite tra coetanei avvenuta in discoteca sette giorni prima. Poi l’incontro tra i due nel quartiere. Si discute, ci si anima, si alzano i toni". La lettera prosegue con un appello all'uomo che ha poi confessato di aver accoltellato al cuore Lello. "La scena di quel delitto l’avrai davanti agli occhi e alla coscienza sempre. Soprattutto di notte, quando il sonno non viene a riposarti, la mente vaga, i ricordi dei giorni vissuti in libertà si fanno prepotenti e ti viene voglia di piangere come quando eri bambino. Non reprimerle, quelle lacrime. Sono preziose e benedette. Non ti vergognare di piangere, di pentirti, di apparire “debole”. Di chiedere perdono. A Raffaele, alla sua e alla tua mamma, ai napoletani, al mondo. A Dio. È il solo modo per tentare una lenta, faticosa, dolorosa riconciliazione con te stesso e la vita. Se sai pregare, prega".
La partita del 7 aprile, spiega la sorella di Lello, Francesca, serve "a ricordare ancora una volta che persona era, il ragazzo che era". Poco dopo la morte di Lello, fu la sorella, con una lunga lettera indirizzata ai giudici, a chiedere giustizia, sottolineando come il giovane terzino non c'entrasse con la malavita e che gli errori del padre, ucciso durante in un agguato di camorra, non c'entravano con la storia del ragazzo. Lello all'epoca aveva solo 2 anni e per tutta la vita, raccontano amici, parenti e colleghi di lavoro, aveva lottato per tenersi lontano dalla criminalità. Sognando un giorno magari di indossare la maglia della sua squadra del cuore.