Il sindaco di Napoli Luigi De Magistris ha un suo calendario: ogni settimana va in una emittente locale per un monologo di circa 20 minuti poi si reca in una emittente radiofonica locale per un altro monologo di circa 10 minuti e ogni lunedì, cascasse il mondo, accoglie gli utenti della sua pagina Facebook con un lungo editoriale, come un Ernesto Galli Della Loggia (ma meno lucido).
Settemila caratteri spazi inclusi: tanto hanno dovuto leggere coloro che oggi, stipati in casa per sfuggire alla canicola, si sono sforzati di capire cosa volesse De Magistris il 12 agosto. «Armonia, coesione, concordia»; «Amore contro rancore, odio, violenza»; «Libertà, uguaglianza e fratellanza»; «Solidarietà e giustizia sociale». E dopo il pieno di retorica, l'annuncio: «Ho tutto in testa». In che senso? Nel senso più ovvio: punta a candidarsi.
Il fatto è che Luigi De Magistris a scadenza del secondo mandato da sindaco, dunque non più ricandidabile al Comune, avrà il problema di trovarsi uno stipendio e una poltrona dopo oltre un decennio (se si considera anche l'elezione all'Europarlamento sponsorizzato da Beppe Grillo e Michele Santoro) di Palazzo.
Dunque «che fare?» come direbbero i migliori titoli di convegno della sinistra? Tentare l'approccio. Approccio a sinistra, approccio col Partito democratico, approccio con chiunque garantisca a lui e solo a lui, un posticino verso il Parlamento. Deputato, senatore, poco importa. Se va male, consigliere regionale. Ma serve un posto e alla svelta. «Ho sempre vinto» dice il sindaco di Napoli ignorando le leggi della politica e della statistica.
Egli ha un piano, va detto: rastrellare consensi dagli scontenti del Pd a Napoli ma soprattutto dagli scontenti del Movimento 5 stelle di Napoli (la cosiddetta ‘area Roberto Fico‘).
Ma gli scontenti suoi? Quelli che vivendo a Napoli giudicano pessimo l'operato, dal 2011 ad oggi, delle due amministrazioni comunali guidate da DeMa, con decine di assessori che si sono susseguiti negli anni? A quelli ‘o sindaco per ora non pensa. Del resto lo dice lui stesso: «Nei momenti decisivi si deve scegliere dove andare». E allora, va, dove ti porta la poltrona.