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Casalesi in Romania, Inquieto si difende: “Soldi in Italia? Mia madre doveva pagare il dentista”

“Sì, ho mandato in soldi in Italia ma non alle famiglie di camorra. Quei soldi erano per la mia madre che aveva bisogno di cure costose dal dentista”. Così Nicola Inquieto, ritenuto prestanome del capo del clan dei Casalesi Michele Zagaria in Romania, si difende dalle accuse. Non è affatto certo che l’imprenditore venga in Italia per l’interrogatorio di garanzia. Quanto all’estradizione, bisognerà aspettare che si concludano i processi che ha a suo carico in Romania.
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Per il Tribunale del Riesame di Napoli, che ha confermato l’accusa di associazione camorristica, è il prestanome del capo del clan dei Casalesi Michele Zagaria, l’intestatario fittizio di case (quattrocento appartamenti e decine di garage), piscine, centri sportivi, ville di lusso. Per la Corte di Appello di Pitesti un imprenditore facoltoso, che ha una spiegazione alternativa per le rimesse periodiche di denaro a Casapesenna. Spiegazione che deve essere valutata con attenzione prima di dare il via libera all’estradizione temporanea. Nicola Inquieto, tornato in libertà il 27 aprile scorso dopo due settimane di carcere, è comparso davanti ai giudici rumeni e ha raccontato: “È vero che ho mandato in soldi in Italia ma non alle famiglie di camorra. Quei soldi erano per la mia famiglia, per mio padre e per mia madre che aveva bisogno di cure costose dal dentista”. Molto costose, a quanto pare. E non importa che i dentisti rumeni siano bravissimi e molto meno cari di quelli italiani e che, magari, ben avrebbe potuto regalare alla mamma un servizio odontoiatrico di lusso ospitandola nella sua tenuta. I giudici lo hanno ascoltato con attenzione e hanno rinviato l’udienza.

Per la consegna temporanea, richiesta dalla Dda di Napoli dopo la scarcerazione di Inquieto, bisognerà dunque attendere. E non è affatto certo che l’imprenditore venga in Italia per l’interrogatorio di garanzia. Quanto all’estradizione, bisognerà aspettare che si concludano i processi che ha a suo carico in Romania. Uno assieme all’attuale sindaco di Pitesti, Tudor Pendiuc, per alcuni finanziamenti comunitari contestati dall’autorità giudiziaria del posto; un altro, ancora alle battute iniziali, per la morte di un operaio, Marius Vasile, 24 anni, caduto dalla gru in uno dei suoi cantieri. Un altro ancora, ma definito con una pena sospesa a quattro mesi di reclusione e un risarcimento economico (30mila euro) , riguarda il pestaggio di un uomo per una questione di interessi. Resistono i sequestri disposti dai magistrati antimafia napoletani ma è stata già avviata la dismissione di alcuni beni. Il grande centro benessere, il Vitality Spa, ha cambiato nome (e proprietà formale) nelle ultime ore. Ora si chiama Verity Spa: stesso indirizzo, stesse foto pubblicitarie, stessa gestione, affidata alla giovanissima moglie, Ioana Petrescu, una laurea in giurisprudenza e amicizie che contano. È figlia di un importante industriale di Pitesti. Il centro non sarà più confiscato.

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Rosaria Capacchione, giornalista. Il suo lavoro di cronista giudiziaria e le inchieste sul clan dei Casalesi le sono costate minacce a causa delle quali è costretta a vivere sotto scorta. È stata senatrice della Repubblica e componente della Commissione parlamentare antimafia.
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