Temendo probabilmente di finire nella prossima puntata di "Chi l'ha visto", il sindaco di Napoli Luigi De Magistris da 4-5 giorni sta rilasciando interviste a raffica, alzando la manopola del rumore politico-istituzionale sul Coronavirus . Questa decisione ci fornisce due elementi: il primo è che la Grande Paura del contagio è passata (altrimenti Dema sarebbe rimasto, come gran parte della politica napoletana, in silenzio, attendendo il passaggio della bufera). Il secondo dato che si desume dall'iperattivismo mediatico del sindaco partenopeo è che si risente odore della campagna elettorale per le Elezioni Regionali 2020. Facciamo tuttavia un passo indietro: è il 27 febbraio 2020. Fino a pochi giorni prima il virus Sars-CoV2 era al massimo un servizio di telegiornale con immagini da Wuhan, in Cina. In quei giorni iniziano a moltiplicarsi le notizie di contagiati al Nord Italia. Prima il Lodigiano, in Lombardia, poi l'area Bergamasca. Poi nel Veneto e in Piemonte. La paura c'è ma c'è anche il sole: tanta gente vive la sua vita senza preoccuparsene. E non se ne preoccupa nemmeno Luigi De Magistris. La pandemia sarà dichiarata solo l'11 marzo 2020 il lockdown agli inizi di marzo paralizzerà l'Italia. E così il sindaco di Napoli, durante una delle ultime conferenze stampa pubbliche, dichiara placidamente: «C'è (per il Coronavirus ndr.) un panico spropositato. Tra breve conteremo centinaia di migliaia di disoccupati, un crollo verticale dell'economia, una macelleria sociale e probabilmente più morti di suicidio che di Coronavirus». Per carità, del senno di poi son piene le fosse, ma altre fosse stavolta si sono riempite davvero, di cadaveri. E nessuno ha mai sentito De Magistris scusarsi per quell'atteggiamento eccessivamente rilassato.
Oggi il secondo grande errore: sappiamo cos'è il Covid, sappiamo anche che i contagi in Campania scendono. Siamo al secondo mese di quarantena. Perché andare di domenica tv, in un teatrino stucchevole con Mara Venier e il pizzaiuolo Gino Sorbillo a chiedere l'immediata riapertura di parte delle attività? Al Fatto Quotidiano oggi De Magistris ha dichiarato:
Le ordinanze che abbiamo dovuto subire in Campania sfiorano il sadismo istituzionale. Vietare la consegna del cibo a domicilio è controproducente sia dal punto di vista sanitario che dal punto di vista economico. È una misura punitiva e senza senso.
E ancora: «Questo virus è come la livella di Totò, ci mette tutti sullo stesso piano». Il piano politico è chiaro: contrapporsi all'altro attore della politica partenopea, quel Vincenzo De Luca che ha oggi il massimo della visibilità e dell'operatività in Campania sul caso Covid. Siamo al 19 aprile, entro il 4 maggio probabilmente riapriranno molte attività: che senso ha l'ammuina odierna, specialmente se contrapposta col silenzio delle ultime settimane? Non è vero che siamo tutti sullo stesso piano: chi è più povero e più malato rischia la morte col Coronavirus e a questa gente non interessa nulla ordinare la pizza a domicilio. Servirebbero più che altro le spese di solidarietà: ma che pasticcio sta combinando il Comune di Napoli con Napoli Servizi alla Mostra d'Oltremare?
Una valida sintesi è quella di Graziella Pagano, politico di lungo corso con un passato nel Pci, nei Ds e nel Pd, oggi in Italia Viva: «Il sindaco è abituato a fare molto fumo con la manovella e ha dimostrato, più volte, che le sue delibere fanno spesso e volentieri acqua da tutte le parti. Siamo tutti d’accordo che, se nei prossimi 5 giorni, dovesse confermarsi il trend ottimo dell'ultimo periodo (% fra tamponi e positivi) la Campania potrà iniziare a sbloccare qualche attività, anche quella dell’asporto. Ma non si possono fare pasticci e la questione va regolamentata in modo rigoroso. Anche perché non mi pare che Milano, città che consente delivery, sia un esempio da seguire in questo senso».