Il questore De Iesu saluta Napoli: “Orgoglioso di essere sbirro, non ho nessun rimpianto”
L'arresto dei tre ragazzi che uccisero il vigilante Francesco Della Corte, quei "tre lupi che hanno devastato una famiglia di gente perbene", è quello che gli è rimasto più impresso. Poi, mentre scorrono i ricordi, ecco l'arresto di Marco Di Lauro ("trovare un latitante che fugge da 14 anni è sempre una cosa che ci inorgoglisce") e quello dei fratelli Antonio e Armando Del Re, accusati dell'agguato in piazza Nazionale, quando un killer ha sparato contro Salvatore Nurcaro e ferito altre due persone, con le manette arrivate proprio quando si stava riprendendo la piccola Noemi, "storie che ti prendono, perché anche gli sbirri hanno un cuore". Tutto negli ultimi tre anni, in cui Antonio De Iesu ha guidato la Questura di Napoli, in un percorso cominciato 45 anni fa e che si chiude col prossimo incarico, vice capo della Polizia di Stato. Sbirro, da sempre: da quando ha indossato per la prima volta la divisa a oggi, con questi quasi 50 anni che sembrano essere volati. E, forse, sbirro lo era anche da prima: "Ho avuto la fortuna di fare quello che mi piaceva, quello per cui ero portato", ha detto.
Al suo posto si insedierà sabato 1 giugno Alessandro Giuliano, proveniente dallo Sco, il servizio centrale operativo, che arriva a Napoli con una storia professionale di primo livello e viene accolto con grandi aspettative: i napoletani si aspettano da lui la stessa determinazione che fu del padre, Boris Giuliano, il capo della Squadra Mobile di Palermo che fu ucciso da Cosa Nostra nel 1979.
Nella conferenza stampa di saluto, oggi 30 maggio, il neo prefetto De Iesu ha ripercorso i momenti più significativi di questi ultimi due anni a Napoli (si era insediato nel marzo 2017) e del delicatissimo ruolo delle forze dell'ordine in un contesto come quello di questa città. "È giusto dire che tutti devono denunciare, ma la prima risposta deve venire dalle forze dell'ordine – ha spiegato – se i cittadini vedono che le risposte sono concrete allora si può pensare di far crescere il germoglio della fiducia. In questo senso le risposte in questi anni ci sono state, basta per esempio guardare le baby gang". "Negli ultimi mesi – ha continuato Antonio De Iesu – sono accaduti fatti gravissimi come l'omicidio a San Giovanni a Teduccio davanti alla scuola, per il quale sono state arrestate sette persone. Quella stessa notte ne abbiamo presi altri cinque per un omicidio del 2004: questo significa che in poche ore abbiamo tolto da quel quartiere 12 persone di elevato spessore criminale. Poi, subito dopo, c'è stata la sparatoria in cui è rimasta ferita Noemi, a cui va un bacio affettuoso; il fermo dei fratelli Del Re è coinciso proprio con quelle ore in cui Noemi si stava riprendendo, è stato un momento bello. Sono cose che colpiscono anche i poliziotti, perché anche lo sbirro ha un cuore. Ma qualche giorno dopo è avvenuta la sparatoria al Vecchio Pellegrini. Sono tutti episodi che in altri contesti avrebbero scatenato il panico, invece a Napoli siamo riusciti a dare in poco tempo una risposta alla popolazione".
L'anti-camorra al Rione Sanità
"In zone come il Rione Sanità, quartiere storicamente gravato dalla criminalità, oggi ci sono tanti ragazzi allenati in palestra dagli agenti, dai nostri poliziotti delle Fiamme Oro. Le palestre sono importanti, anche perché canalizzano la rabbia e la violenza offrendo una valvola di sfogo sana. I ragazzi si salvano con lo sport". Nel Rione Sanità la palestra si trova nella sagrestia della chiesa, volle crearla il parroco, don Antonio Loffredo, che alzò il telefono e chiese a De Iesu se avesse degli istruttori da "prestargli" per una iniziativa che voleva organizzare per i giovani del quartiere. Da via Medina arrivò il "sì" e ancora oggi due istruttori delle Fiamme Oro insegnano ai giovani del centro di Napoli. "Oggi bisogna essere presenti nei quartieri più a rischio – ha detto ancora De Iesu – non ci sono più i clan strutturati degli anni ottanta e novanta ma c'è un arcipelago di gruppi criminali. Bisogna stare con la gente, non limitarsi alla repressione ma fare anche azione di prevenzione sociale. In questo senso il Rione Sanità è un esempio virtuoso".
Il ricordo del padre poliziotto Fausto De Iesu
Se Antonio De Iesu, 45 anni fa, ha scelto di entrare nella Polizia di Stato, il merito è stato tutto del padre Fausto, agente di Pubblica Sicurezza, che per lavoro si trasferì con la famiglia a Napoli da Pietradefusi, in provincia di Avellino. E proprio al padre oggi l'ex Questore di Napoli dedica questo ultimo traguardo della sua carriera. "Se andrò a Roma a concludere il mio percorso – dice – lo devo a mio padre, che era una persona umile, dignitosa ed onesta. Quando iniziai avevo 17 anni, venni a Napoli come tenente. Mio padre lo conoscevano tutti, io quindi nei primi tempi ero "il figlio di Faustino". La mia carriera in polizia la devo all'esempio che ho ricevuto da mio padre e credo di aver ripagato la sua fiducia. Non ho rimpianti, ho sempre lavorato a mille".