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“Lividi? Colpa delle streghe”: la mamma delle bimbe si giustificava così coi vicini

Le due bambine vittime di maltrattamenti nel Casertano vivevano in un contesto estremamente disagiato sia economicamente sia socialmente. Nel corso delle indagini è emerso che, quando alla madre veniva chiesto il perchè le bambine avessero dei lividi, lei avrebbe risposto parlando di una malattia rara o, in altri casi, dando la colpa a entità sovrannaturali.
A cura di Nico Falco
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Quei segni sulle braccia glieli hanno fatti uscire "le streghe"; la bimba è posseduta. Oppure, sono i sintomi di "una malattia", ha qualcosa che il pediatra ancora non ha capito. Stralci di testimonianze raccolte dalla Squadra Mobile di Caserta, che dopo il ricovero della bambina più piccola ha indagato per capire se quelle due sorelline di Bellona, in provincia di Caserta, fossero vittime di abusi. Gli accertamenti sono sfociati nell'ordinanza eseguita oggi, 30 aprile, a carico dei genitori: 35 anni lui, 32 anni lei, sono finiti entrambi in carcere accusati di maltrattamenti e lesioni. Il lavoro degli investigatori ha fatto luce su una situazione di estremo degrado, sia sociale sia economico, in cui le bambine vivevano, scrive il procuratore di Santa Maria Capua Vetere, "in un regime di vita vessatorio e violento", dove le relazioni familiari erano "abitualmente dolorose e mortificanti".

Ascoltando i conoscenti della famiglia gli investigatori hanno acquisito numerose testimonianze che hanno contribuito a formare il quadro accusatorio dell'ordinanza. I vicini di casa avevano sentito i genitori delle bambine urlare, sfogarsi, anche se non avevano mai assistito alle violenze fisiche. E qui torniamo alla scusa delle entità soprannaturali, che era stata usata con qualcuno per chiudere bruscamente il discorso e che è probabilmente indicativo anche del contesto di disagio familiare: quando le era stato chiesto di quei lividi, la madre aveva risposto che erano state le streghe.

La storia di presunte violenze

La bambina più grande, che oggi ha 3 anni, si era anche confidata con una insegnante dell'asilo che frequenta. Qualche parola confusa, dei discorsi lasciati a metà, che però facevano intuire il disagio e la sofferenza; la maestra è stata poi ascoltata dagli investigatori e ha raccontato quello che aveva saputo dalla piccola. A dare avvio alle indagini, però, era stato il ricovero della figlia più piccola a gennaio. La bambina, che adesso ha 6 mesi, era stata portata al Pronto Soccorso dell'ospedale di Caserta con delle ecchimosi, lesioni e inappetenza; dagli esami clinici era emersa anche ipertransaminasemia, ovvero l'incremento degli enzimi intracellulari, che può essere una conseguenza di lesioni agli organi interni. I medici, parlando con i poliziotti, avevano riferito di un "quadro clinico e radiologico non ascrivibile a patologia pediatrica ma di verosimile natura traumatica".

Secondo l'ospedale le lesioni della bambina erano riconducibili a una "Shaking Baby Syndrome", la sindrome da scuotimento, che si verifica quando un neonato viene scosso con forza e che può causare gravi danni anche a livello muscolare e osseo; dagli esami era emerso che la bimba aveva già riportato delle fratture, sempre verosimilmente conseguenza dello stesso abuso. Dopo l'avvio delle indagini le bambine sono state collocate in una casa famiglia.

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Giornalista professionista dal 2011, redattore di cronaca nera per Fanpage.it dal 2019. Precedentemente ho lavorato per i quotidiani Cronache di Napoli, Corriere del Mezzogiorno e Il Mattino.
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