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Sulle mascherine De Magistris tenta il cambio di strategia: un po’ sceriffo alla De Luca

Prima grida al potere del popolo, poi rivela che è ovunque e tutto sa, infine respinge ogni accusa e rimanda i suoi concittadini alle decisioni di Stato e Regione Campania. De Magistris cambia strategia di comunicazione, almeno di facciata: vuole fare lo sceriffo alla De Luca sull’obbligo di mascherine non rispettato da tutti. Ma è capace di dire tutto e il contrario di tutto in un solo post su Facebook.
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Si è fatto fotografare più volte con la mascherina chirurgica abbassata a mo' di foulard (meglio non indossarla proprio, è scritto a pagina 2 di Comunicazione politica for dummies). Ora però Luigi De Magistris cambia strategia e tenta toni da sceriffo di Napoli. Motivo? L'incredibile ascesa di Vincenzo De Luca su un terreno finora a lui sconosciuto – i social media – con un sentiment positivo altissimo (lo dicono vari sondaggi politici riservati per le Elezioni Regionali 2020 in Campania). Di qui, la decisione: allinearsi al mood d'attacco e continuare a tirare stilettate alla Regione Campania, accusandola di inefficienza.

La sortita odierna, nel giorno della Festa della Mamma, è chiara: non sgridare direttamente i cittadini napoletani che non usano le mascherine di protezione, obbligatorie secondo Dpcm e ordinanze regionali anti-Coronavirus, bensì prendersela con la Regione Campania e lo Stato che non "fanno controlli". Ecco cosa dichiara Dema:

In questa prima settimana di fase 2 ho girato per le strade. Tantissimi napoletani indossano le mascherine e rispettano il distanziamento fisico, però non tutto va bene: si sono viste persone senza mascherine e numerosi assembramenti. I controlli, da me richiesti nelle sedi competenti, non sono sufficienti. Ho chiesto di concentrarli soprattutto sugli assembramenti di persone, invece che sui controlli individuali, ai motorini, alle autovetture, oppure alle attività produttive.

Poi, però, si fa prendere la mano in senso opposto, smentendo quanto affermato un attimo prima. Il tono epico di un messaggio Facebook, eterodiretto, senza iniziale contraddittorio (ce n'è uno che sono i commenti ma è gestibile e moderabile, Salvini insegna):

Saremo noi napoletani a scrivere la storia della riscossa, con coraggio, visione, passione e amore. Penso che ce la faremo, nonostante tutto, ma è la sfida più difficile. Non sappiamo il prezzo che pagheremo, potremmo anche lasciare a terra troppi morti e feriti (per la salute, per il sociale, per il lavoro, per l'economia). Il risultato finale non è facile, noi però vogliamo vincere, con il popolo unito.

La retorica degli Intillimani funzionava un lustro fa. Oggi anche i principali propulsori della vittoria di DeMa, i centri sociali cittadini, (tranne Insurgencia-Mezzocannone che è ormai parte del sistema politico) vanno da soli. Si pensi ad esempio al lavoro di ex Opg Occupato sulle spese solidali anti-crisi Covid, assolutamente alternativo al fallimento del welfare comunale.

Dunque il Buena vista social club partenopeo è sciolto, non fa presa nemmeno dal punto di vita comunicativo e quando riesce, riesce soltanto a Napoli, in alcune fette di popolazione/elettorato ridicole su chiave regionale. Una strategia epic fail.

In un commento ad una utente che si lamenta delle periferie, assolutamente dimenticate dall'azione di governo cittadino, DeMa sfodera l'attacco a Palazzo Santa Lucia e al suo inquilino pro-tempore. Egli vede e sa tutto. Dagli Intillimani a padre Pio e alla mistica della bilocazione:

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Dice de Magistris alla cittadina/utente dei social:

Io vedo tutto e sto girando ovunque. Ma i controlli li chiedo ma non dirigo io le forze di polizia ma è lo Stato. I controlli non ci sono più come prima. Stato e Regione decidano se ritornare alla fase 1. Non spetta a noi. Chiedetemi pure ma su questo non possiamo fare altro. A noi ci hanno tolto potere di ordinanza. Più di quello che facciamo non possiamo fare.

Le informazioni sono importanti: egli dice che è la Regione, con lo Stato, a decidere. Lui niente può. "Non possiamo fare altro", dice De Magistris. Colui che tutto sa, abdica al ruolo di guida politica della città. E cambia faccia: diventa colui che fece per viltade il gran rifiuto. 

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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