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Opinioni

Napoli e i suoi ragazzi cancellati

Sarà di orizzonti guardati dietro le cancellate degli istituti di pena la vita dei tre giovani assassini della guardia giurata a Piscinola, Napoli. Prima di arrivare a questo, cancellata è stata la loro vita: niente scuola, niente lavoro vero, nessuna aspirazione definita. Il cuore ci dice che sono anche loro vittime di un meccanismo sbagliato. La mente ci dice che oggi devono pagare perché un delitto così barbaro non può trasformarsi in rammarico senza punizione.
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Cancellate, cancellati. Sostantivo e verbo. Cancellate dei casermoni di periferia dietro le quali si muovevano da liberi, cancellate penitenziarie dietro le quali si muoveranno da detenuti i tre minorenni responsabili dell'omicidio della guardia giurata Franco Della Corte. Cancellati, spariti, cassati. Perché questi tre ragazzi si sono sottratti ad ogni controllo della società: niente scuola, niente lavoro vero, nessuna rete sociale. Sperare che scattasse una spia, un allarme? Impossibile. Le politiche sociali giovanili del Comune di Napoli (quel che ne resta, tolti convegni e pubblicazioni) mettono toppe, ma non prevengono: a stento avvertono gli episodi più gravi, figuriamoci se percepiscono ciò che potrebbe accadere. Del resto nemmeno i genitori si sono accorti di nulla, almeno è quanto sostengono. Pure se è difficile credere alla favola nera del bravo guaglione che poi esce in strada e ‘sbanda' in un episodio solo, ma determinante per la sua vita. Sapete perché è rassicurante la storiella dell'episodio singolo? Perché ci fa credere che cose del genere siano in fondo lontane dalla normalità. E invece non è così. Alla fine dell'anno stavamo per piangere Arturo, il ragazzo di via Foria quasi sgozzato da suoi coetanei. Solo due di loro sono stati arrestati: i complici sono liberi grazie all'omertà. Ancora prima, Genny Cesarano, rione Sanità, vittima innocente di una stesa di camorra: per risalire ai responsabili è stato necessario rivolgersi ai pentiti di camorra. Non un residente che avesse visto o sentito. Scuorno.

Mi è capitato già di scriverlo troppe volte nel corso di pochi anni: se per anni dimentichiamo un rione (Piscinola è area Nord, è quella che il mondo conosce come Scampia, oggi non più emergenza ma valente set cinematografico che racconta qualsiasi storia, basta che ci sia budget) se per anni piantiamo i fiori del male, quel che raccoglieremo non saranno bocciuoli di fresie o rose canine. Questi ragazzi non sono un caso: sono il frutto di un sistema creato e tenuto in piedi senza risorse economiche, senza iniziative di recupero sociale, architettonico, urbanistico.

Vedono brutto e sono brutti, vedono violento e sono violenti. Dove sta il bene?

Oggi, mentre una famiglia piange un padre buono e la società piange un lavoratore non possiamo non chiederci una pena equa. I figli di Franco Della Corte dovranno vedere gli assassini del papà in carcere; sta a noi convincere anche loro che un mondo più giusto si crea raddrizzando queste vite storte, non spezzandole come hanno fatto loro. Difficile parlare di redenzione e di rieducazione in questo periodo così polarizzato dove è tutta campagna elettorale pure a urne chiuse.

Nel frattempo ‘e guagliune, li chiamo così e penso a Raffaele Viviani che vide più cose di quanto un giornalista non faccia oggi, rovistando nei profili Facebook degli assassini e sentendosi una Franca Leosini dei poveri, non hanno ancora compreso cosa li attende. Guardare ‘e cancelle, e sperare in una sfera di sole, cercare il pacco del venerdì, parlare con l'avvocato, andare a giudizio, farsi dettare lettere di pentimento , aspettare ‘e cumpagne che non ti vengono a trovare anche se avevano promesso, immaginare che appena uscito cambio vita, sì, giuro cambio vita.

Potevano cambiarla prima la vita, dannazione, potevano non toglierla a un povero cristo che faceva il turno di notte per una pistola da 600 euro e ora devono  pagare, va bene. Ma noi che siamo fuori come facciamo a non farlo succedere più? A chi chiediamo, chi deve tutelare e vigilare? Il sindaco è per legge il responsabile dei minori in città. Che fa? Le politiche sociali ce le fate capire pure a noi? Tre mesi di campagna elettorale e di che avete parlato? Il ministro dell'Interno che fa sequestrare coltelli e coltellini da mesi ai ragazzini in città ha capito che per uccidere manco c'è bisogno di un coltello, basta una spranga e la volontà? Che si fa?

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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