Capisci che è un lunedì di merda se ti svegli e devi commentare Massimo Giletti e la sua Arena (sarebbe meglio definirla pollaio) domenicale di Raiuno. Farlo 24 ore dopo aiuta forse a vedere le cose in maniera più distaccata? Ci provo. Nel frattempo, permettetemi una divagazione. A ieri, domenica 1 novembre. Così come oggi, la temperatura media era di 21-22 gradi Celsius, c'era un bel sole d'autunno e i colori, beh, i colori di Napoli, quando quel controluce s'impossessa della città e si riflette sul basolato e sul tufo sono qualcosa che riempie gli occhi e il cuore: bisogna passeggiare e viverli.
Ho deciso, dunque, di fare il turista nella mia città. Abito nella zona della stazione Centrale, a due passi da piazza Garibaldi. Quello che vedo tutti i giorni è il degrado, quella che provo tutti i santi giorni è una irrefrenabile rabbia verso coloro che hanno permesso questo scempio. Degrado per i rifiuti ingombranti e non, abbandonati lungo le strade; degrado a causa dello spazzamento sporadico in molte zone, soprattutto nei vicoli del centro e nelle periferie; degrado causato dalla sosta selvaggia di auto e moto e dai piccoli e grandi abusi (dal parcheggiatore abusivo ai vandalismi in metro, sui bus, sull'arredo pubblico). Insomma, cose che fanno di Napoli una città a volte sfiancante, asfissiante, respingente. Cose che deprimerebbero anche il più gioioso dei cittadini, anche il più volenteroso e pronto alla raccolta differenziata e al rispetto delle regole.
Io ci abito, Napoli è mia, perché dovrei danneggiarla? Significherebbe andare contro me stesso. A quanto vedo non la pensiamo tutti così.
Mi incammino, dunque, per la città: Cesare Rosaroll, via Foria. Voler salire a Capodimonte, al bellissimo Parco con meraviglioso museo – lo so perché in quel quartiere c'ho vissuto per decenni – significherebbe attendere inutilmente l'unico bus che ci arriva. Oppure pagare un taxi. Opto per un itinerario diverso. Salgo in zona Museo Archeologico: il sito è aperto e lungo la strada non trovo un vigile urbano che tuteli i visitatori. Il chioschetto delle info turistiche vicino alla Metropolitana Cavour è chiuso.
Svolto verso piazza Bellini, mi ridesta un buon odore di hashish ‘tostato', pronto ad essere rollato. Hey, non mi scandalizza affatto: io sono per la legalizzazione delle droghe leggere. Il mio fastidio è vedere, semmai, indisturbato, chi vende il fumo, in pieno giorno, senza controllo alcuno. Se vendi erba o hashish così, penso, puoi vendere tranquillamente cocaina e eroina ai ragazzi. Arrivo in piazza Bellini dove c'è il solito blocco di 3-4 cassonetti di spazzatura davanti alle mura greche. Sono strapieni sempre, ad ogni ora, carichi di cartoni di alcolici, di bicchieri di plastica, di bottiglie d'ogni bibita. È normale: lì in piazza Bellini ci sono una decina di bar, pub e baretti. Possibile che la monnezza riciclabile debbano buttarla in cassonetti posizionati davanti a un sito archeologico? Ma cazzo fateli sparire questi mostri. Lo dico e lo penso da almeno 10 anni. Leggo in un volantino che il 2 novembre parte la raccolta differenziata nel centro storico di Napoli. Bello, penso. Speriamo bene.
Passeggiata d'autunno nel centro di Napoli
A Napoli ci sono molti turisti in questo periodo. Buon segno. Mi dice un tassista che sono gli ultimi scampoli delle navi da crociera: «Quest'anno dotto' ne sono arrivate di più…se mettono paura dell'Isis e vogliono venire solo qui!». Sorrido. Chiunque sia partenopeo e in buona fede non può non aver pensato un giorno sì e uno no: «Poveri turisti, potremmo offrirgli molto di più». Napoli potrebbe offrire di più ai turisti e potrebbe offrire di più ai napoletani. Spesso è sciatteria, mancanza di fondi per erogare servizi in molti altri casi è incuria dei partenopei verso la loro città.
Vado a pranzo in un piccolo e delizioso ristorante del centro: uno di quelli à la page. È affollato, così come quelli adiacenti: buon segno, mi dico. Fuori c'è il parcheggiatore abusivo che dirige con una maestosità degna di Riccardo Muti la sosta a raso d'auto e di scooter: sono i soliti «2 euro a piacere». Io ho la patente ma non ho né auto né scooter, è una scelta fatta a vent'anni, per necessità economica all'epoca e poi per la sciocca convinzione che coi mezzi pubbici si potesse raggiungere qualsiasi posto. Macché. Prova a uscire dal perimetro Vomero-via Toledo e capisci cosa significa raggiungere ‘qualsiasi luogo di Napoli' col mezzo pubblico.
Tra piazza Miraglia e piazza San Domenico Maggiore è un tripudio di televisori 52 pollici per vedere Genoa-Napoli. È un rito collettivo: gli "oooh!" i "maronna mia" che si sprecano durante il percorso sono come una radiolina sempre sintonizzata sulla partita di pallone. Una sensazione di evento collettivo, bellissima pure per chi, come me, non tifa Napoli. A pochi passi dal Vecchio Policlinico c'è una diretta di "Quelli che il Calcio" coi ragazzi di AfroNapoli, la squadra di calciatori migranti. È la Napoli che amo, quella multietnica e includente. C'è un bel sole, proprio un bel sole. La partita continua e da buon interista posso anche fermarmi a gufare una manciata di minuti, il tempo di un paio di caffé. La città ricca di suoni; il gomitolo di strade, citando Ungaretti, è già pronto per Natale. La passeggiata s'inoltra per piazzetta Nilo e poi verso San Biagio dei Librai, verso San Gregorio Armeno, la strada dei presepi. L'odore un po' di pizza cotta al forno, un po' di castagne, avvolge tutta la strada.
San Gregorio Armeno, 200 metri di meraviglia e degrado
Ecco: San Gregorio Armeno è un esempio chiaro. Da via San Biagio fino a piazza San Gaetano, sono 200 metri di stradina. Duecento metri leggendari, affollati da novembre a gennaio da centinaia di migliaia di persone al giorno che comprano, fotografano, fanno video, si divertono, amano, soprattutto amano, l'arte presepiale napoletana che ha una storia pluricentenaria. Ed è possibile che proprio lì ci siano ostacoli assurdi come i ponteggi ormai secolari, è possibile che proprio lì ci siano scooter parcheggiati in sosta selvaggia, proprio lì ci sia l'illuminazione la peggiore, dico, la peggiore che un mercatino artigianale permanente possa avere in tutta Europa?
Eccolo il degrado. E non c'è Massimo Giletti o Matteo Salvini che tenga: chi fa finta di non vederlo, chi lo nasconde dietro un dito fa il male di Napoli. È «‘o nemico della casa e ‘o nemico mio», parafrasando il Luca Cupiello eduardiano.
Salgo in piazza San Gaetano. È un ventricolo del cuore di Napoli: dall'Anticaglia e da via Duomo ‘pompa' flussi umani che come globuli scorrono verso le arterie principali, i Decumani. Solo che Napoli c'ha il colesterolo: a ostruire c'è la sosta selvaggia di scooter e addirittura di auto che insistono lì dove al massimo dovrebbero camminare le biciclette. È una cosa che mi fa impazzire: abbiamo chiuso il Lungomare, è stato definito ‘liberato'. E quando si libereranno mai i vicoli più belli e rappresentativi della città?
La malattia ‘neoborbonica' e identitaria sotto le Elezioni Comunali
A Napoli il prossimo anno ci sono le Elezioni Comunali e dovremo eleggere il nuovo sindaco della città. La democrazia ai tempi dei social network assume a volte connotati particolari. Negli ultimi anni all'ombra del Vesuvio si è affermata una forte vena ‘neoborbonica', ‘identitaria' col proliferare di partiti del Sud e per il Sud. Nulla di male, anzi. Peccato che sui social questa visione politica realizzi una distorsione incredibile, capace di farci nascondere l'evidenza dei fatti pur di non commentare negativamente quel che accade sotto i nostri occhi. L'importante per i napoletani è che non ci siano altri ‘da fuori' a dire quanto fanno schifo certe cose. Questione d'orgoglio, va bene. Ma d'orgoglio, a volte, si può pure morire.
Massimo Giletti e il suo pollaio non sono certo la risposta alla domanda "parliamo di Napoli". Non sono la risposta, non sono nemmeno una completa bugia. Il giornalista Giletti che dice, parole testuali: «voi iniziate a far andare avanti la vostra città che è indecorosa in certi punti. Se lei esce dalla centrale della stazione trova immondizia in tutti i vicoli» non ha torto e la cosa è ampiamente dimostrabile. Procura un certo fastidio che la verità arrivi così, ma dobbiamo farcene una ragione.
Io, intanto, aspetto la raccolta differenziata sotto casa mia.