Il termine baby gang, a Napoli, ultimamente è sulla bocca di tutti, a causa dei recenti fatti di cronaca che hanno sconvolto la città: aggressioni violente, spesso armate, come quella al 17enne Arturo a via Foria, accoltellato ripetutamente, o quella a Gaetano, 15 anni, picchiato selvaggiamente all'esterno della metropolitana di Chiaiano, a cui hanno dovuto asportare la milza. Ma di cosa parliamo, esattamente, quando utilizziamo questo termine? Il riflettore puntato in queste ore sulla banda della "Parrocchiella", a Montesanto, con 8 ragazzini su per giù di una decina d'anni ciascuno che posano con pistole, mazze, coltelli e tirapugni, pubblicata in bella mostra sui social network, svela un mondo di atteggiamenti da "guappo", di punti di riferimento come Pablo Escobar, Totò Riina, Tony Montana di Scarface, i personaggi della serie tv Gomorra.
Addentrandosi tra i profili social di questi bambini – perché anagraficamente sono tali – si scopre poi una sigla ricorrente che appare anche nella didascalia della foto in cui viene ritratta la baby gang di Montesanto: Q.S., che sta per Quartieri Spagnoli, il territorio di appartenenza al quale hanno scelto indissolubilmente di legare il proprio nome e la propria esistenza, non conoscendo altre realtà all'infuori di essa; spesso, i genitori sono assenti, o in galera, così come i parenti prossimi. Una sigla che, ancora, non è altro che un'anticamera per la criminalità, una sorta di prova generale di associazione a delinquere, che per adesso si manifesta con le aggressioni ai coetanei per ribadire la propria supremazia, con i furti, soprattutto degli alberi di Natale – non a caso oggi si festeggia il Cippo di Sant'Antonio e, ai Quartieri Spagnoli, saranno molti ad accendere, illegalmente, il classico fuoco – come sfida alle istituzioni e alle bande rivali; atteggiamenti che, con il passare del tempo, sfoceranno in atti criminali più gravi, nell'affiliazione ai clan della zona o nella costituzione di un gruppo autonomo – le cosiddette "paranze dei bambini" non sono altro che la naturale evoluzione di queste baby gang – che vuole sovvertire il sistema e la gerarchia criminale dei sodalizi camorristici preesistenti.
Il senso di appartenenza ad un gruppo poi, oltre che dagli atteggiamenti, dal frequentare gli stessi luoghi, è riscontrabile anche nell'utilizzo dello stesso stile in fatto di abbigliamento – magliette dai colori sgargianti, non di rado firmate – dall'utilizzo di un linguaggio gergale che diventa elemento distintivo ed identificativo e che spesso si traduce, nell'era della tecnologia, con l'utilizzo di emoticon che racchiudono un vero e proprio mondo, messaggi dedicati ai loro fratelli, sia quelli di sangue (viene spesso utilizzata l'icona 💉 , la siringa col sangue che simboleggia appunto la fratellanza e il patto estremo) che quelli del gruppo, o a parenti spesso carcerati o deceduti. Lo stesso Facebook assume una valenza simbolica estremamente rilevante, potente strumento di comunicazione tra i vari membri che compongono la banda.