Gennaro Acampora è uno dei consiglieri della III Municipalità di Napoli più votati nelle fila del Pd; il padre, Vincenzo, è stato presidente dell'Istituto Autonomo Case Popolari ed entrambi sono protagonisti di attività politiche e di associazionismo nel quartiere San Carlo all'Arena e in particolare tra Capodimonte e i Colli Aminei. Guardando i dati del Pd a Napoli ieri Gennaro Acampora ha scritto un post su Facebook piuttosto drastico: «Nel Pd se gli stessi continuano a parlare, è finita». Una sfuriata che somiglia molto alla presa di posizione di un altro esponente Dem, Federico Arienzo, intervistato dal nostro giornale qualche settimana fa. Fanpage.it gli ha chiesto di spiegare il suo pensiero.
Allora, a chi si riferisce?
«Ma è una cosa molto semplice: le sconfitte sono sempre più numerose e umilianti. La classe dirigente napoletana del partito sconta un modo di far politica che è stato spazzato via dai risultati delle Politiche».
Qualcosa però è successo a seguito del voto. Ieri Assunta Tartaglione si è dimessa dalla segreteria regionale campana. Ha fatto bene?
«Dico che dovrebbe fare altrettanto anche Massimo Costa, il segretario provinciale. Lui dovrebbe dimettersi anche per le modalità con le quali è stato eletto (vi fu uno scontro con Nicola Oddati culminato in un ricorso giudiziario perso da quest'ultimo ndr.). Costa non rappresenta il partito».
E poi sareste senza voti e senza dirigenza. Così il Pd è bello che morto. Dovreste solo chiudere baracca.
«No. Io mi appello a tutte quelle persone, iscritti ed elettori, che lavorano sui territorio, nelle associazioni, nelle realtà sociali, nelle piccole imprese. Insomma a chi ruota intorno al Pd e sono tanti: fatevi avanti».
Qualcuno le potrebbe rispondere: e tanto però candidate sempre gli altri…
«…E gli stessi che si sono candidati e hanno perso brutalmente, sono quelli che da tempo sono staccati dalla realtà e dai territori o non sono proprio legati ai luoghi in cui sono stati candidati. È stata una sconfitta annunciata già dal metodo usato. C'è chi ha il voto clientelare ma poi una volta eletto non fa nulla per la cittadinanza, c'è chi non rappresenta nulla ma era nelle istituzioni; mancavano le persone che rappresentano le classi produttive, le associazioni, i quartieri».
Per questo a voi hanno preferito il Movimento Cinque Stelle.
«Ovvio. Anche loro sono sui social network ma raccontano il territorio, la loro visione, monitorano ciò che succede. Il Pd usa i social ma per parlare a chi? Si parlano tra di loro. Non c'è una battaglia politica funzionale alle cose da fare o da migliorare, si pubblicano dichiarazioni simpatiche, dure, ironiche ma sempre in un ragionamento interno di tattiche e strategie nel partito. E alla gente che gliene frega? Siete stati eletti alla Municipalità, al Parlamento? E occupatevi di quello per cui siete stati votati».
Al Comune e anche nella sua Municipalità ora siete piuttosto isolati: da una parte il M5S che ha forza e vigore nazionale, il centrodestra che a Napoli è secondo, poi c'è De Magistris coi suoi che è maggioranza…
«Un momento. Dell'esito delle Elezioni Politiche Luigi De Magistris non può e non deve prendersi né meriti né vittorie. Ci sta provando, ma ci mancherebbe altro. Peraltro faccio notare che il sindaco della terza città d'Italia che non partecipa alle elezioni e resta alla finestra per capire quel che accade è francamente sconfortante. Il Comune si occupi dei guai che ha, anziché usare i social network per le ipotetiche rivoluzioni mondiali che mai farà».