Via Foria e via Cesare Rosaroll sono due strade che si interesecano l'una con l'altra all'altezza della ex Caserma Garibaldi, oggi sede degli uffici del Giudice di Pace. Però a dispetto del luogo in quella zona pace non ce n'è e da molto tempo ormai. È il recinto in cui è nata, cresciuta, prosperata e morta la ‘paranza dei baby boss‘, ormai assurta al grado di mito cinematografico. Poco distante, in via Carbonara, due anni fa fu ucciso un meccanico Luigi Galletta, il cui unico torto era stato opporsi ai clan. Vittima innocente, ma chi se ne ricorda?
Via-vai di motorini, all'incrocio tra Foria e Rosaroll: per scippare un cellulare o una borsa basta che lo scooter si piazzi all'angolo, scatti veloce e percorra in controsenso la strada fino all'altezza con vico Pontenuovo per poi sparire nelle viuzze. Mai visto un vigile urbano: la Polizia Municipale ha una sede a Porta Capuana ma è invisibile. C'è ogni tanto una pattuglia della Guardia di Finanza o dei carabinieri che si limita ai posti di blocco. Nel 2014-2015, durante la faida della paranza dei bambini, gli omicidi nei vicoli che portano al Borgo Sant'Antonio Abate aumentarono repentinamente. Seguirono arresti e i pentimenti. Ora i clan si sono abilmente riorganizzati: prostituzione nei vasci, i bassi, terranei fronte strada e spaccio di droga cautissimo ma presente, incessante.
Dalle 23.30 a mezzanotte è facile sentire tra via Rosaroll e via Foria sparare fuochi artificiali. No, non è per festeggiare un santo, un compleanno, nemmeno una scarcerazione. È la piazza di spaccio che apre i battenti e segnala così la sua presenza agli acquirenti abituali e alle ronde. Quando poi il guadagno è alto si sparano altri botti, succede qualche volta verso le 1.30-2 del mattino.
Di recente è esploso il problema delle partitelle di calcio finite nel sangue. Il campetto improvvisato è, ironia della sorte, davanti a quegli uffici del Giudice di Pace il cui obiettivo sarebbe quello di dirimere le liti giudiziarie senza ricorrere al tribunale. E invece il tribunale della strada non ha alcun problema con la legge marziale. Basta un gol contestato, una marcatura asfissiante o un fallo di troppo che tra ragazzini dai 13 ai 18 anni spuntano i coltelli. È successo alla fine di novembre. Sarebbe – stando alle prime testimonianze – riaccaduto ancora. Al di là delle recenti vicende di cronaca e delle relative dinamiche, come mai lì i guaglioni sono così agguerriti quando giocano a pallone? Agonismo ai massimi livelli? No. Semplicemente perché, in alcuni casi, le due squadre si contendono piccoli montepremi in danaro. Chi vince prende tutto e magari va a giocarsi la bolletta, la scommessa legale.
Perché se c'è una cosa che non manca, tra Foria, Rosaroll, porta Capuana, corso Garibaldi e corso Meridionale sono i centri scommesse. Decine, nati senza controllo, spuntati come funghi, con maxi televisori nelle vetrine che trasmettono le partite mentre gli scommettitori si dannano e bestemmiano e mangiano furiosamente un panino alla porchetta, un cornetto di notte o si giocano il resto degli spiccioli alle lotterie istantanee o ai videopoker. È come se Dio avesse sbattuto in terra un racconto del miglior Peppe Lanzetta e l'avesse trasformato in uomini e donne dell'anno 2017, cresciuti marci, fiori del male in attesa di sbocciare e regalare quanto di peggio ad una zona già povera di disoccupazione e di immigrazione, già precaria di strade colabrodo e palazzi fatiscenti, già fetida di spazzatura sversata a quintali ad ogni ora del giorno e della notte.
Da quest'incrocio di strade e dai vicoli adiacenti, dalle loro migliaia di storie quotidiane – non tutte irrecuperabili, non tutte senza speranza, non tutte cupe – il peggior sceneggiatore della peggior serie tv potrebbe trarre migliaia di spunti per altre peggiori puntate da mandare in onda al più presto. E invece no, la caurara è lasciata in cottura a fuoco alto, aspettando che prima o poi via Foria, via Rosaroll, via Carbonara, Pontenuovo, vicolo Lepri, il Buvero, esplodano in qualcosa che tutti gli addetti ai lavori, dal questore al capo dei carabinieri, dal sindaco al prefetto di Napoli, dal capo dei vigili urbani a quello della guardia di finanza avevano intuito ma che nessuno si era preso la responsabilità di arginare, di prevenire, di frenare.