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Opinioni

Violenze, degrado, racket, traffico: il Vomero è inguaiato. Esattamente come il resto di Napoli

Da tempo ormai le lamentele di chi vive al Vomero vengono archiviate con una distorsione argomentativa che recita così: “State meglio che nel resto di Napoli”. Invece è falso: in uno dei quartieri più cari della città si vive sempre peggio e la colpa non è della presenza della metropolitana e di chi dalle periferie viene a godere di parte della sua città. Il Vomero è degradato così come il resto di Napoli: un processo che dura da 10 anni e che per ora ha fatto ingrassare soltanto alberghetti, b&b, ristorantini e vinerie.
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«Tiempe belle ‘e na vota!». Sul frequentatissimo gruppo Facebook "Sei del Vomero se…", 20mila utenti, da qualche giorno infiamma la discussione, dopo  i recenti, tristissimi casi di liti a colpi di coltello tra giovanissimi, giunti nella splendida cornice collinare per un tranquillo weekend di terrore.

Il problema è proprio questo: il Vomero è una «splendida cornice»? È davvero il ricco quartiere residenziale che «si arrabbia» o che rimpiange fasti di chissà quale decennio (o Ventennio) fa? Purtroppo le discussioni sui social network, tranne che per le foto d'epoca sono prive quasi sempre di prospettiva storica. Nei primi anni Novanta (1993) esplose la polemica dopo l'apertura della stazione metro a Vanvitelli per il timore che frotte di giovinastri potessero mettere a rischio la splendida cornice. Questa polemica si è via via ripresentata a fasi alterne, assumendo sui giornali tratti di ballon d'essaifesseria ‘e cafe‘.

Vogliamo ribaltare il ragionamento? I napoletani residenti al Vomero, hanno diritto di lamentarsi? Io direi che ne hanno ben donde.  Come tutti. Affitti di case alle stelle (per non parlare dell'acquisto) tassa rifiuti e tasse sugli immobili pure, prezzi dei beni di consumo più alti rispetto a tanti altre zone della città (il quartiere ‘signorile' si fa pagare), parcheggi impossibili con costi alle stelle. Il Vomero è un quartiere di Napoli come tutti gli altri. E sta inguaiato, come tutti gli altri. Il paragone con Scampia o Ponticelli non ci sta, non regge, è una distorsione argomentativa tipo quelle di Matteo Salvini quando parla del rione Vasto e degli immigrati.

Certo, il Vomero fa sentire maggiormente la propria voce a livello amministrativo: la Municipalità 5 Vomero-Arenella è tra quelle con la maggior affluenza quando si tratta di andare a votare per il Comune, è tra quelle con la maggior scolarità e con più servizi (dei quali usufruiscono anche gli altri napoletani, non ci sono checkpoint alla fine di via Giacinto Gigante; non v'è scritto "Hic sunt dracones" dietro piazza Arenella). Ma è anche quella con meno bambini e più anziani, quindi avverte maggiormente certi disagi connessi alla quiete urbana.

Dunque è ridicolo leggere «mettiamo il numero chiuso», «limitiamo l'orario di apertura dei locali». Al tempo stesso nemmeno è giusto sapere che chi vive dietro i baretti di via Aniello Falcone non può dormire perché nel fine settimana è sotto assedio permanente di centinaia di imbecilli che rumoreggiano e sporcano la città, in spregio ad ogni regola e contando sull'assenza dei controlli. Chi va in via Scarlatti per una passeggiata (non sono solo vomeresi, a Napoli i luoghi della movida accessibili a chi è a piedi e viaggia con la metro sono 3: Lungomare, piazza Bellini e via Scarlatti) non deve aver paura di finire in una rissa con coltelli.

I titolari di bar, pub, vinerie, guadagnano milionate d'euro all'anno: cosa restituiscono alla città? Il Comune prende centinaia di migliaia d'euro in tasse: cosa restituisce ai cittadini? Il Vomero è uno dei pochi luoghi residenziali di Napoli, va tutelato a beneficio soprattutto di chi può arrivarci in metro da Scampia o Ponticelli per una passeggiata in Floridiana. Aspettando che Palazzo San Giacomo si ricordi, tra un B&b e un ristorantino, dell'esistenza delle periferie, vere assenti dalle politiche sociali e urbanistiche da ormai 10 anni.

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Giornalista professionista, capo cronaca Napoli a Fanpage.it. Insegna Etica e deontologia del giornalismo alla LUMSA. Ha una newsletter dal titolo "Saluti da Napoli". È co-autore dei libri "Il Casalese" (Edizioni Cento Autori, 2011); "Novantadue" (Castelvecchi, 2012); "Le mani nella città" e "L'Invisibile" (Round Robin, 2013-2014). Ha vinto il Premio giornalistico Giancarlo Siani nel 2007 e i premi Paolo Giuntella e Marcello Torre nel 2012.
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